Alla fine siamo tornati al punto di partenza. Perché se è vero che oggi il Cdm approverà il Piano ultrabroadband è anche vero che la partita è ancora tutta da giocarsi e non basteranno le regole del gioco a garantire che i player scendano in campo. I giocatori appunto: chi sono? L’accordo sulla newco non è stato trovato: Telecom Italia vuole il 51% della newco, patti chiari e amicizia lunga. Anche Vodafone si è fatta avanti nella trattativa per rilevare la quota di F2i in Metroweb, ma in realtà sembra poco intenzionata a ballare davvero da sola ovvero a diventare il partner unico di riferimento nella “newco”. Aldo Bisio dalle colonne di Repubblica stamani ha detto chiaro e tondo che l’azienda è disponibile a lavorare con altri operatori, Telecom inclusa, rispolverando dunque l’idea, peraltro mai tramontata, del “condominio”. Come a dire: si rilancia la palla al centro e si (ri)tende la mano alla società capitanata da Marco Patuano e Giuseppe Recchi, dalla quale però non ci si aspettano, parliamoci chiaro, colpi di scena.
Telecom non vuole una newco con altre telco in campo: è questione di governance ma anche di business. Dunque di fatto l’ultima parola resta quella del governo che deve decidere se “cedere” alle richieste di Telecom in nome dello sviluppo di una rete ultrabroadband nazionale oppure se andare avanti “a vista”, affidando le risorse messe in campo –sul piatto 6 miliardi di risorse pubbliche che arriveranno da fondi comunitari e nazionali – a questo o quell’operatore di volta in volta sulla base dei progetti che saranno presentati. Una situazione che però rischia di non sortire i risultati che il governo si pone: portare ad almeno il 50% della popolazione la connessione internet ultraveloce a 100 Megabit al secondo, e al 100% quella a 30 Megabit entro il 2020. La discesa in campo di Telecom nella newco con Cdp di sicuro consentirebbe di procedere attraverso un’iniziativa più organica e di poter contare sull’unico grande attore detentore dell’ultimo miglio di rete, Telecom per l’appunto.
Insomma se è lodevole la spinta del governo sulla “broadbandizzazione” del Paese dall’altro proprio i dissidi interni a Palazzo Chigi avrebbero pesato sulla costituzione stessa della newco. Gli incontri fra i consulenti di Palazzo Chigi Yoram Gutgeld ed Andrea Guerra, il vicesegretario di Palazzo Chigi Raffaele Tiscar e il sottosegretario Antonello Giacomelli non hanno mai sortito l’accordo sul da farsi. E così la macchina si è impantanata per l’ennesima volta. Telecom da parte sua ha deciso di spingere sulla fibra, incluso il fiber-to-the-home a cui ha riservato investimenti per 500 milioni di qui ai prossimi tre anni.
Insomma, messa a tacere l’ipotesi di switch off della rete di Telecom – smentita da Giacomelli – il capitolo ultrabroadband stasera non riserverà sorprese (l’inizio del Cdm è fissato alle 18.30).
Secondo quanto si apprende le risorse destinate alla banda ultralarga – 6 miliardi di euro – saranno gestite da un fondo di fondi costituito presso il Mise, a cui parteciperanno investitori istituzionali pubblici e privati. Nel dettaglio, 4 miliardi arriveranno dal Fondo sviluppo e coesione e 2 miliardi da fondi europei gestiti dalle Regioni (Fesr e Feasr). Il piano del Governo dovrebbe prevedere anche incentivi alla domanda per chi passa dal rame alla fibra, attraverso un sistema di voucher. Sul fronte del sostegno all’offerta, si punterà sul decreto attuativo allo Sblocca Italia sul credito di imposta fino al 50% su Ires e Irap per investimenti infrastrutturali in banda ultralarga.