L’IT as a service. È questo l’obiettivo a cui mira Emc.
Obiettivo attorno al quale ruota una strategia fatta di
acquisizioni e continui investimenti in innovazione. E poco conta
se la crisi, quella economica mondiale, sia costata alla società
il 5% di revenues in meno nel 2009 rispetto alle stime
pre-”bolla”, su una crescita comunque da record considerati i
tempi .
Nel quarto trimestre il fatturato ha raggiunto i 4,1 miliardi di
dollari, in aumento del 17% rispetto al trimestre precedente e del
2% al confronto con la chiusura 2008. Fortissimo balzo in avanti
dell’utile netto, a quota 426,5 milioni di dollari, il 58% in
più rispetto al four quarter 2008 (+43% la crescita sul trimestre
precedente). Il tutto a fronte di cash flow di 793 milioni di
dollari e una liquidità per 9,4 miliardi. Un tesoretto non
indifferente che permetterà all’azienda di andare avanti sulla
strada degli investimenti. “Continueremo a investire e prevediamo
altre acquisizioni”, annuncia al Corriere delle Comunicazioni,
Joe Tucci, presidente e Ceo della corporation.
Su quali tipologie di aziende siete orientati?
Soprattutto sulle piccole aziende, focalizzate su specifiche
nicchie di mercato che consentano di ampliare il portfolio di
soluzioni senza “scossoni” organizzativi. Non credo nelle
grandi fusioni. L’integrazione delle risorse e dei business è
sempre difficile e problematica. I contro, insomma, sono più dei
pro. L’information Technology corre veloce: non ci si può
permettere di perdere tempo con questioni organizzative. Con le
grandi aziende funzionano le alleanze e le partnership che
permettono di perseguire obiettivi comuni soprattutto in
un’ottica di standardizzazione e interoperabilità per accelerare
la diffusione di tecnologie di nuova generazione, come ad esempio
quelle cloud.
L’IT corre veloce verso dove?
Di qui ai prossimi anni si assisterà a grandi cambiamenti nel
mondo dell’IT soprattutto per quel che riguarda lo storage dei
dati. La virtualizzazione e le tecnologie cloud rivoluzioneranno la
modalità di accesso e gestione delle informazioni. E la componente
hardware sarà sempre meno strategica. Già oggi si assiste a una
progressiva riduzione delle risorse hardware a favore di
“infrastrutture” virtuali. Nel giro di pochissimi anni i data
center non saranno più quelli di una volta. Le macchine saranno
sempre meno. Si va verso l’IT as a service.
Quali sono i mercati più promettenti?
A trainare il business saranno soprattutto i mercati in via di
sviluppo, dal Sud America all’Estremo Oriente passando per
l’Est Europa. Ma anche nei mercati maturi non mancheranno le
opportunità considerato che la virtualizzazione è, e sarà sempre
di più, un fenomeno trasversale e pervasivo. Le aziende di grandi
dimensioni, quelle del comparto Ict e non solo, sono già passate
all’azione. E si sono mosse le grandi banche e il mondo della
finanza. Per non parlare dei Governi.
La PA dunque sarà un importante cliente.
Certamente. Anche perché la virtualizzazione permette di
raggiungere importanti obiettivi: taglia i costi dell’hardware e
quindi abbatte gli investimenti iniziali in infrastrutture, taglia
i successivi costi di manutenzione e sostituzione stessa
dell’hardware, riduce i consumi energetici e non ultimo migliora
l’efficienza operativa considerato che l’accesso virtuale alle
risorse ne consente la gestione da qualsiasi postazione in tempo
reale.
Cosa ne pensa del mercato italiano?
L’Italia viene annoverata fra i Paesi maturi. Ma sul fronte della
virtualizzazione non esistono Paesi maturi. Quindi le opportunità
per noi sono interessanti.