“Finalmente un piano che mette al centro della politica di crescita la trasformazione digitale del Paese, puntando non solo allo sviluppo dell’infrastrutturazione Tlc, ma anche ad accelerare tutte quelle azioni, in primis lo switch off della Pa, indispensabili per stimolare la domanda, vero digital divide italiano. La scelta della neutralità tecnologica costituisce la chiave per favorire la piena collaborazione dell’industria Ict, ponendo le condizioni per stimolare la competizione di mercato a beneficio dell’innovazione”. E’ questo il commento a caldo del presidente di Confindustria Digitale Elio Catania sulla “Strategia per la banda ultralarga e per la crescita digitale” varata ieri dal Consiglio dei ministri.
“Nel piano del Governo, che analizzeremo in dettaglio nei prossimi giorni – continua Catania – riconosciamo l’assunzione di leadership che chiediamo da tempo alla Presidenza del Consiglio e che auspichiamo venga non solo mantenuta, ma diventi un punto di riferimento stabile e chiaro per dar seguito a tutti gli impegni attuativi secondo le tabelle di marcia stabilite”.
Sulla necessità di “correre” pone l’accento la Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato) secondo cui il piano rappresenta un impegno importante per colmare l’abisso che imprigiona il nostro Paese. “L’Italia si colloca al 95° posto, su 198 Paesi, per velocità media di connessione. In gioco c’è il futuro delle nostre imprese ma anche quello dell’intera comunità. Bene, dunque, le misure del Governo, ma bisogna fare presto, bisogna correre – ricorda il segretario generale Sergio Silvestrini – La velocità di connessione dell’Italia nel 2013, secondo dati Global Index Ookla, si è attestata al 95° posto su 198 Paesi, con una velocità media paese di 9,21 Mbps, contro i 28,01 della Spagna, i 36,3 della Francia, i 29,35 della Germania”.
Di conseguenza, secondo Silvestrini, “la mancanza della banda ultralarga mette in sofferenza l’economia e le pmi in particolare. Infatti, secondo l’Istat, solo l’11,5% delle pmi ha attivato sistemi di ordinazione sul proprio sito web e nel 2013 soltanto il 7,3% ha effettuato vendite on-line via web o altre reti”.
Per il Piano ultrabroadband il governo ha messo sul piatto risorse pubbliche per 6 miliardi (a cui si sommano i fondi collegati del Piano Juncker) con l’obiettivo di superare gli obiettivi indicati dall’Agenda digitale europea: si punta infatti ad arrivare al 2020 con l’85% della popolazione raggiunta da connessioni a 100 Mb (il piano europeo fissa la soglia del 50% della popolazione) e connessioni a 30 Mb per tutta la popolazione.
In dettaglio il piano prevede una suddivisione del territorio per lotti: 4 i cluster che saranno sottoposti a strumenti di agevolazione e partenariato pubblico privato”. Il tutto garantendo la neutralità tecnologica.
Ci sono inoltre agevolazioni tese ad abbassare le barriere di costo di implementazione, semplificando e riducendo gli oneri amministrativi; coordinamento nella gestione del sottosuolo attraverso l’istituzione di un Catasto del sotto e sopra suolo che garantisca il monitoraggio degli interventi e il miglior utilizzo delle infrastrutture esistenti; adeguamento agli altri Paesi europei dei limiti in materia di elettromagnetismo; incentivi fiscali e credito a tassi agevolati nelle aree più redditizie per promuovere il “salto di qualità”; incentivi pubblici per investire nelle aree marginali; realizzazione diretta di infrastrutture pubbliche nelle aree a fallimento di mercato.
La soluzione individuata dalla Strategia è quella di un sistema articolato di nuove regole, che accompagni alla migrazione, progressiva e concordata, verso la nuova rete in fibra ottica. Una serie di misure ad hoc verranno inserite in un provvedimento specifico: il “servizio digitale universale”; un fondo di garanzia; voucher di accompagnamento alla migrazione verso la fibra ottica; convergenza di prezzo per i collegamenti in fibra ottica realizzati con sovvenzioni statali, al prezzo dei collegamenti in rame.