Banda ultralarga, Asati: “Piano del governo insufficiente”

I piccoli azionisti di Telecom Italia: “L’obiettivo dei 100 mega per il 50% della popolazione sarà raggiunto solo con l’intervento di chi ha tecnologie e know how, ovvero Telecom Italia”. Plauso, invece, per la decisione di non obbligare allo switch off del rame”

Pubblicato il 04 Mar 2015

Il piano banda ultralarga approvato dal governo non sarà sufficiente a raggiungere l’obiettivo così sfidante di dare l’accesso a 100Mbits al 50% della popolazione al 2020. Lo dice Asati commentando la strategia adottata dal Cdm di ieri.

“L’obiettivo sfidante al 2020, cioè quello di “domani”, analizzati i tempi medio-lunghi necessari per la realizzazione di una rete fissa così complessa, mirato a dare il 100 Mbit/s al 50% di abbonati, può essere realizzato solo da chi oggi in Italia ha competenze, know-how, capacità di progettazione , realizzazione, esercizio e manutenzione di reti nazionali così complesse e innovative, gestione amministrativa, dialogo di reti di trasmissione con i data center – spiega una nota dei piccoli azionisti – L’assicurazione di garantire la sicurezza della rete a livello nazionale e la sua completa realizzabilità in tempi brevi è presente solo in Telecom Italia”.

Di contro se il coordinamento e l’operatività di un progetto così sfidante, “fosse suddiviso tra Presidenza del Consiglio, Cobul (Comitato per la diffusione della larga banda), Infratel, Agid ( Agenzia per l’italia digitale), Ministero per le politiche Agricole, Agcom, Agenzia per la Coesione, Mise, Regioni e Province Autonome, Anci e il Digital Champion presso la Presidenza del Consiglio, renderebbe sicuramente irraggiungibili tempi , obiettivi supersfidanti e possibilità di successo al 2020”.

In questo senso Asati suggerisce che, dato che non c’è certezza sui tempi di dilazione delle risorse Ue, “l’unica soluzione per quanto si è detto è quella che Cdp immetta risorse adeguate direttamente in Telecom, con una ferrea Governance e che sia assicurato a tutti gli operatori un equivalence of input e output e che le stesse risorse vadano a completare gli ingenti investimenti già riportati nel piano industriale di Telecom Italia per realizzare e anche superare se possibile gli obiettivi indicati dalla Ue per il 2020″.

“Su chi ancora avesse dubbi su un intervento di Cdp direttamente su TI, solo a titolo di esempio ci risulterebbe che la Cdp francese partecipa con il 3.5% in Vivendi di cui il socio di maggioranza è Bolloré con 8.15% – ricorda l’associazione – e che la soluzione da noi proposta scongiurerebbe qualsiasi intento di scalate ostili sulla società da parte di Paesi Extracomunitari e che Sparkle posseduta al 100% da TI ha una delle reti in fibra ottica intercontinentale piu’ estesa e più importante al mondo che potrebbe far gola a molti, mettendo così in sicurezza una rete strategica per il Paese oltre a salvarne completamente l’occupazione e l’indotto”.

Secondo i piccoli azionisti inoltre il Governo “non dovrebbe affidare a una società costituita da solo qualche decina di persone un compito così complesso che, riteniamo, non riuscirà a realizzare”.

A convincere, invece, il fatto di aver recepito “l’opportunità di abbandonare l’obbligo dello switch off della rete in rame e, in particolare, l’imposizione di scelte tecnologiche lasciate al libero mercato degli operatori e l’obbligo per un concessionario di fornire a tutti nel Paese il servizio a 30 Mbit/s (servizio universale)”.

“Promosso” invece lo stimolo dato nel documento sulla digitalizzazione dell’intera PA, “perchè i primi clienti di questa molto elevata banda disponibile, 100 Mbit/s, dovrebbero essere, come già autorevolmente sottolineato, Ministeri, uffici pubblici, ospedali, scuole, tribunali, strutture per la salute pubblica, Regioni, polizia, Comuni”.

“Il Governo dovrebbe fin da oggi impegnarsi, a nostro avviso – prosgue la nota – è ben certo, infatti, che nel 2020 diverrà pressante la richiesta di prestazioni in sintonia con le esigenze della popolazione. Se viceversa si accumulassero nuovi ritardi, questo imponente e ambizioso programma finirebbe per avere, temiamo, una valenza solo di facciata ma finirebbe per non centrare gli obiettivi proposti e lascerebbe ancora il Paese indietro rispetto alle altre realtà nazionali”.

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