“Avere un’unica infrastruttura di trasmissione del segnale televisivo costituisce un obiettivo ragionevole, in linea con l’Europa. Ma non ci si arriva attraverso azioni non sollecitate e non negoziate, e dunque ostili, come quella avviata in questa fase da Ei Towers, la quale, peraltro, ha ancora tutti i margini per variare il suo schema di gioco”.
Lo ha detto Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria del Senato, dopo aver ricevuto questa mattina in audizione il presidente di Rai Way, Camillo Rossotto sull’Opas lanciata dalla controllata Mediaset Ei Towers.
“Bisogna pareggiare la proprietà delle infrastrutture: o tutte e due le società hanno la parte passiva e quella attiva, e allora Ei Towers deve rivedere il suo rapporto con Mediaset, ovvero tutte e due si tengono solo l’infrastruttura passiva, e allora saranno Rai e Rai Way a dover rivedere il proprio rapporto. In ogni caso, se si va all’integrazione tra le due imprese infrastrutturali, e cioè alla costituzione di un monopolio, i contratti di servizio andranno rivisitati dall’Agcom e dall’Antitrust – ha proseguito Mucchetti -. Dirò di più: attenzione, i profili Antitrust scattano anche senza arrivare a una fusione; basta l’acquisizione di una partecipazione rilevante ai fini della governance”.
“Sistemate queste due questioni, per evitare conflitti d’interesse, dalla proprietà dell’operatore monopolistico dovrebbero essere esclusi i due broadcaster, titolari delle frequenze, ossia Mediaset e Rai“, continua Mucchetti, e che “potrebbero vendere a termine l’infrastruttura ricavando un ottimo incasso”.
L’operatore monopolistico in Europa è “indipendente e regolato. Solo in Irlanda appartiene al broadcaster”, prosegue, quanto ai rapporti con le reti di telecomunicazione, bisognerà vedere il merito industriale dell’affare. “In Europa le attività sono unite in Belgio, Svizzera e Norvegia. Rossotto ha ricordato come, nel prospetto italiano e nella sua versione americana, sia stato scritto a chiare lettere che Rai Way non è contendibile. Ma il punto vero è un altro: se la Rai sia o non sia disposta a vendere una parte della sua partecipazione Rai Way, oggi pari al 65,07% del capitale, sia pure restando comunque sopra il 50,01%. Ovvero se la Rai sia determinata a proteggere il suo attuale dominio sull’assemblea straordinaria, dove si deliberano gli aumenti di capitale e le fusioni con maggioranza dei due terzi, o se sia disposta a cederlo a Ei Towers. Che, in tal modo, aumenterebbe il suo valore e consentirebbe, forse, a Mediaset di venderla con maggior profitto”.
“Chi deve rispondere, istituzionalmente, è la Rai, che, diversamente da Rai Way, non è sottoposta alla passivity rule né ad autorizzazioni ministeriali su quanto fa restando sopra il 50,01%. Concludo dicendo che Rai e Mediaset, in quanto soci di controllo di Rai Way ed Ei Towers, hanno l’obbligo di rispettare la simmetria informativa verso il mercato. Ma questa non è una consegna del silenzio. Basta scrivere decisioni e informazioni aggiuntive in una nota ufficiale e dalla Consob non arriverà alcun fulmine”, ha concluso Mucchetti.