L’Italia ha deciso di affidari alla Commissione europea per venire a capo della “spinosa” questione del credito di imposta su Ires e Irap fino ai 50% degli investimenti in infrastrutture che, nell’ambito del piano ultrabroadband, punta a dare una spinta alla realizzazione di infrastrutture ad alta connettività. Se nei giorni scorsi era stato annunciato un decreto allo Sblocca Italia per dare il via ai “lavori”, la misura è stata invece congelata proprio in attesa della risposta dell’Europa a cui l’Italia ha chiesto formalmente di esprimersi sulle possibilità di utilizzo della misura ma soprattutto sulle modalità di adozione della stessa.
I riflettori sono puntati sul cosiddetto “salto di qualità” che permette di portare da 30 a 100 Mbps le connessioni nelle aree nere e di realizzare reti a 100 Mbps in quelle bianche. Il piano sulla banda ultralarga approvato dal governo prevede una roadmap che fissa al 2020 il raggiungimento dell’85% della popolazione con connessioni a 100 Mb nonché di connessioni a 30 Mb per tutta la popolazione.
Per raggiungere l’obiettivo dei 100 Mb bisognerà intervenire nelle aree nere e in quelle bianche. Due i nodi da sciogliere. Primo: l’adozione del credito di imposta nelle aree nere è effettivamente applicabile senza in alcun modo incorrere nelle maglie della normativa europea sugli aiuti di Stato? Secondo: come si gestirà il credito di imposta? Si potrà fare leva su un meccanismo che consenta di applicare il credito di imposta in automatico oppure ciascuna operazione deve essere notificata alla Commissione europea? In quest’ultimo caso si rischierebbe l’impasse: di qui la decisione del governo Italiano di far esaminare la questione direttamente e preventivamente dall’Europa per evitare che la macchina si intoppi irrimediabilmente a tutto discapito del raggiungimento degli obiettivi del Piano.