Uno dei paradossi non solo italiani, ma europei, del mercato del lavoro è l’aumento della disoccupazione e la contestuale richiesta, sempre più elevata, ma insoddisfatta, di risorse specializzate sulle tecnologie digitali.
Tra le ragioni più evidenti alla base del fenomeno c’è sicuramente la scarsa adesione dei programmi formativi alle esigenze delle imprese. Chi deve muoversi per colmare il gap? Il sistema formativo, che deve bussare al mondo Ict o quest’ultimo che deve interessarsi e formare figure adeguate? Da oltre 18 anni una delle risposte più convincenti in Italia l’ha fornita Cisco Systems, che con le sue Networking Academy ha formato oltre 71mila studenti, migliorando la loro occupabilità e formazione sui temi digitali.
Secondo Assint il 62% degli studenti passati nel 2013 da queste scuole ha trovato un’occupazione entro tre mesi dalla fine del training targato Cisco. Le ragioni? Principalmente due: i pacchetti di formazione sono stati co-progettati con il settore delle telecomunicazioni e il significativo investimento economico dell’azienda Cisco in questa iniziativa. Dall’inizio del programma la società ha elargito contributi in Italia per 21,9 milioni di euro (348 milioni in Europa): investimenti in attrezzature di laboratorio per scuole, università ed enti di formazione; materiale di formazione; scontistica e risorse per la docenza di specialisti Cisco. Niente offerte a pioggia, ma micro azioni di sostegno alla realizzazione concreta dei corsi, lasciati poi alla libertà delle singole scuole per la definizione di pacchetti precisi d’offerta e per le forme d’integrazione con i percorsi curriculari.
Oggi in Italia le Academy Cisco sono 267 (2.937 in Europa) e operano presso scuole, università e centri di formazione professionale di tutto il Paese. Sono frequentate da circa 20.000 persone. La formazione si basa su strumenti interattivi (incluse lezioni online di orientamento teorico). I percorsi sono adeguati e aggiornati alle richieste del mercato del lavoro, cercando di fornire le competenze necessarie a progettare, costruire e gestire le reti informatiche.
Cisco mette a disposizione il materiale, gli strumenti e gli ambienti formativi online e forma gli istruttori a cui sono affidati i corsi. Non è una semplice azione che ricade sotto la voce di evangelism, ma si avvicina di più a una forma di sostegno dell’apprendistato, ovvero a un modello di formazione pratico e teorico che mescola percorsi curriculari ed elementi tecnici e problematiche aziendali, secondo un modello tipico della cultura europea e tedesca e che nel nostro Paese ha sempre stentato a decollare.
L’Italia è in buona posizione nella classifica europea per quantità di studenti e numero di Academy dietro a Regno Unito, Germania, Francia, Spagna e Olanda e in concorrenza con Paesi emergenti come Polonia e Romania. Dal 2012 ha ricevuto contributi da Cisco per 3,4 milioni di euro. Le università italiane che riconoscono questo modello formativo e lo integrano in collaborazione con Cisco sono 13. In prima linea ci sono i politecnici e i corsi di telecomunicazioni, ma non solo. Le facoltà di Scienze e di Matematica hanno colto l’occasione a metà degli anni Novanta per strutturare percorsi di studio complementari e a distanza di anni mostrano interessanti risultati, soprattutto in relazione all’occupabilità dei laureati. Non si tratta, però, soltanto di giovani e neolaureati. Alle Cisco Academy posso accedere persone di ogni età, che magari hanno perso il lavoro proprio nel settore IT. I percorsi di riqualificazione e certificazione sono aperti a tutti sulla base di iniziative locali, ma offrono chance di lavoro in tutta Europa. Spesso sono finanziate proprio con fondi comunitari per la formazione. Le certificazioni possibili sono molte e fanno riferimento a quattro grandi famiglie di percorsi curriculari, classificati da Cisco in “IT Essentials”, sui fondamenti di informatica e reti; “Ccna”, forse la più nota delle certificazioni, che fornisce competenze per installare, configurare e amministrare reti locali (Lan) e geografiche (Wan); “Ccna Security”, sui temi della sicurezza di rete e “Ccnp” per pianificare, realizzare, gestire e risolvere problemi sulle reti di nuova generazione.
Le figure che escono da questi percorsi sono sistemisti, progettisti e tecnici di rete, system administrator, tecnici con specializzazioni sulla virtualizzazione, i data center e la sicurezza. Tutte figure che già al primo impiego, come tecnici sistemisti, possono arrivare a percepire una media tra i 23mila ed i 28mila euro lordi all’anno e che possono arrivare, nell’arco di 6-10 anni, a coprire anche ruoli di maggiore responsabilità nella gestione delle reti aziendali e sfiorare retribuzioni dell’ordine di 50mila euro lordi l’anno.