IL CASO

Nel Piano banda ultralarga una clausola “anti Telecom”

Si impedisce a un “operatore integrato” (wholesale e retail) di essere il solo destinatario dei contributi pubblici per la nuova rete. Un identikit a cui sembra rispondere per l’appunto solo Telecom Italia, l’unico operatore che ha partecipato alle gare banda ultralarga finora bandite al Sud

Pubblicato il 06 Mar 2015

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Per il Governo non è possibile “ipotizzare il controllo integrale da parte di un operatore integrato su tutta la nuova rete sovvenzionata con aiuti pubblici”. E’ una clausola comparsa a sorpresa, con tante altre modifiche, nel nuovo piano banda ultra larga pubblicato (o forse dovremmo dire ripubblicato) ieri, dopo un pasticcio rivelato dal nostro giornale.

La clausola potrebbe essere sibillina ma agli addetti ai lavori è chiarissima. “Il solo operatore integrato in banda ultra larga è ora Telecom Italia, facendo offerte wholesale e retail (all’ingrosso e al pubblico). E’ anche il solo operatore a essersi presentato a tutte le gare banda ultra larga finora fatte in Italia, cioè al Sud (di conseguenza, le ha vinte tutte)”, spiega una fonte vicina agli autori del piano.

Quella clausola vorrebbe insomma evitare che Telecom Italia diventi assegnatrice unica dei finanziamenti pubblici previsti dal piano. Sembra spingere insomma a favore di una società delle reti o di un operatore come Metroweb (che fa solo wholesale). E’ di nuovo un modo per sostenere un’idea che sembrava tramontata con le polemiche della scorsa settimana, cioè la nascita di Ring, società pubblica con cui fare la nuova rete (ipotesi inclusa in un documento, ancillare al piano, ma mai arrivato a una fase di ufficialità).

Non è chiaro però come il Governo (nella fattispecie: Infratel) possa tradurre la clausola nelle future gare con i 6 miliardi di euro dei fondi 2014-2020. Sembra impraticabile, dalla normativa, escludere un operatore da una gara solo perché ha vinto le altre.

Il piano giustifica questa presa di posizione con l’idea che la normativa europea vede di cattivo occhio gli “operatori integrati” (infatti il nuovo paragrafo rientra nel capitolo “I vincoli comunitari: cosa non è possibile fare”). E’ vero che per l’Europa è preferibile una vittoria, alle gare, da parte di un operatore non integrato, solo “wholesale” o da una società delle reti; l’assunto è infatti che questa figura è più interessata a generare concorrenza a valle, tra una moltitudine di operatori retail, rispetto a un operatore integrato.

Di fatto, finora le gare banda ultra larga e banda larga sono state formulate dando un punteggio maggiore a operatori non integrati. Forse le nuove gare si limiteranno a seguire questa formula e la clausola resterà lettera morta.

Un’altra novità che potrebbe non piacere a Telecom Italia è la scomparsa della quantificazione dei voucher a incentivo della domanda. Nel testo originario (andato in consultazione) non c’era una cifra, poi comparsa in quello pubblicato martedì: 1,7 miliardi di euro. Adesso il testo è di nuovo generico. La quantificazione dei voucher servirebbe a puntellare il valore degli asset in rame Telecom nel momento in cui sarà prevista la migrazione alla fibra ottica.

Al momento non è prevedere se le risorse in gioco siano comunque tali da permettere al Governo di ritagliare una cifra adeguata per i voucher in un secondo momento. Le ultime modifiche al piano fanno pensare che le polemiche sulla governance della rete siano tutt’altro che sopite.

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