“Se mi ritengo fiducioso nei confronti di un impiego diffuso di questo dispositivo? Certo che sì. Anche perché già osservo il riscontro da parte dei chirurghi di nuova generazione”. Esprime tutta la sua soddisfazione a CorCom Mauro Rinaldi, direttore della cardiochirurgia universitaria dell’ospedale Molinette della città della salute di Torino, che ha usato i Google Glass – per la prima volta in Italia – durante un intervento di cardiochirurgia. Nello specifico, il professor Rinaldi è ricorso agli innovativi occhiali a realtà aumentata come ausilio durante un intervento di sostituzione della valvola aortica con approccio mininvasivo su un paziente di 70 anni.
L’intervento è tecnicamente riuscito. Costruiti con una montatura caratterizzata da un telaio resistente e da naselli regolabili, i Google Glass si contraddistinguono per la presenza di un display montato su una lente; si tratta di uno schermo ad alta definizione che proietta le immagini direttamente sugli occhi del chirurgo, dove i contenuti vengono visualizzati come se ci si trovasse di fronte a uno schermo da 25 pollici, visto da una distanza di due metri. A questo proposito Rinaldi sottolinea: “Spesso il chirurgo, a livello psicologico, teme ciò che non può controllare direttamente con le mani. Ma è proprio qui il vantaggio, usufruire della comodità del comando vocale”. Pur premettendo che in ambito medico le applicazioni attuali sono prevalentemente didattiche, il chirurgo può ricorrere a questo dispositivo e gestirlo sia tramite comandi vocali sia mediante il touchpad inserito sul lato destro (ad ogni modo una prassi non esclude l’altra).
Tutto questo con l’intento di condividere le nuove tecniche in tempo reale, non soltanto con i collaboratori presenti in sala operatoria (“chi ti sta attorno osserva ciò che osservi tu, dunque metti l’intera equipe a conoscenza di quanto avviene”, precisa Rinaldi), ma anche con addetti ai lavori tramite “hangout” – la piattaforma multimediale di Google – nel pieno rispetto della privacy. È inoltre possibile consultare i dati clinici-strumentali del paziente nel contesto della procedura che si sta eseguendo. “Alle immagini che registriamo dal vivo possiamo accompagnare una serie di informazioni relative al paziente, file che abbiamo caricato prima dell’intervento”, riprende il professore. E ancora, può risultare estremamente semplice consultare la coronarografia nello stesso momento in cui si sta eseguendo un intervento di rivascolarizzazione miocardica. “Nel prossimo futuro diverse applicazioni potranno essere ampliate e perfezionate con l’obiettivo di rendere più agevole il gesto del cardiochirurgo”, è la convinzione di Rinaldi.