Telecom Italia ha “conversazioni in corso con Mediaset, con Netflix e con altri operatori: la nostra piattaforma è aperta”. Lo ha detto l’Ad Marco Patuano nel corso di un’audizione alla commissione Trasporti e Tlc della Camera, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui servizi di media audiovisivi e radiofonici. Illustrando le varie strategie di offerta di contenuti da parte delle aziende di tlc che esistono in giro per il mondo, Patuano ha spiegato che la soluzione scelta da Telecom “è la partnership, cioè ciascuno fa il suo e mettiamo a disposizione dell’altro le proprie competenze: abbiamo la partnership con Sky e ci siamo resi disponibili a qualsiasi altro operatore decidesse di usare nostra banda larga e i nostri servizi”.
“L’accordo con Sky – ha ricordato – non prevede alcuna esclusiva in quanto la nostra piattaforma è neutrale e aperta a qualsiasi fornitore di contenuti: non spetta a noi fare la ‘gate keeper’; saranno il mercato e gli stessi utenti a promuovere i programmi e i modelli di fruizione più idonei alle loro esigenze”.
Per Patuano “e’ ormai evidente a livello internazionale la tendenza del mercato verso una tipologia di offerta quadruple play che coniuga servizi di telefonia fissa e mobile, accesso a Internet e servizi televisivi”.
Il manager ha poi chiarito che Telecom Italia non produrrà contenuti. “La nostra partecipazione a questo gioco di contenuti non ci vede protagonisti. Noi siamo piccoli”, ha detto Patuano ricordando gli alti costi per la produzione di serie tv come Gomorra o House of Cards. “Su questo terreno – ha aggiunto – si sta muovendo Telefonica ma fa contenuti in spagnolo”, lingua tra le più parlate al mondo e “qualcuno degli americani”.
Parlando di Persidera, l’Ad ha chiarito che per definire i contributi per l’uso delle frequenze televisive “si dovrebbe tener conto della differenza tra operatori di rete puri e soggetti verticalmente integrati, che offrono sia servizi di rete sia contenuti”.
“Stante la peculiarità del settore televisivo nazionale – ha aggiunto Patuano – qualora i contributi fossero stabiliti unicamente in base al numero di Mux in uso, si creerebbe una palese distorsione del mercato derivante dal ben diverso potenziale di generazione di reddito degli operatori verticalmente integrati, unici soggetti che possono fruire di compensazioni interne e di economie di scala e di scopo, non realizzabili dagli operatori di rete puri”.
Il manager ha poi ribadito che nell’uso della rete di Telecom non c’è alcuna asimmetria e quindi “la necessità di separare la rete noi non la vediamo”. “Noi – ha detto – abbiamo sempre risposto che la nostra posizione è che la rete debba essere neutrale più che societarizzata. Ci sono due cose che determinano equivalenza della rete nell’accesso verso gli operatori: la mancata applicazione dell’asimmetria e la seconda è la qualità. Per fare questo abbiamo istituito l’organismo di vigilanza che monitora”. “Ad oggi viene detto che non c’è asimmetria quindi la necessità di separare la rete noi non la vediamo”, ha concluso Patuano.
Presente in audizione anche il presidente Giuseppe Recchi che ha focalizzato l’attenzione sul piano industriale del gruppo. “Il nostro nuovo piano industriale 2015-2017, presentato a Londra qualche settimana fa, con circa 5 miliardi di euro di investimenti in piattaforme innovative (di cui circa 3 miliardi nello sviluppo delle reti fisse a banda ultralarga) è sinergico e si integra perfettamente con le misure e gli obiettivi del governo – ha ricordato – Il settore privato, e Telecom Italia in particolare, rappresentano la soluzione e lo strumento attraverso il quale il nostro paese può recuperare rapidamente il ritardo digitale accumulato in passato”.
“Al Governo e al Parlamento – ha concluso Recchi – chiediamo di attuare in tempi rapidi i principali interventi necessari per una effettiva promozione dell’economia digitale”.
Recchi ha citato in primo luogo la fissazione di contributi per i diritti d’uso delle frequenze televisive che non penalizzino gli operatori non integrati verticalmente, come Persidea. Il presidente di Telecom ha poi sollecitato “la definizione di un piano di medio-lungo termine per la riallocazione delle frequenze per lo sviluppo dell’ultraboradband mobile (in particolare la banda a 700 Mhz), secondo modalità e tempistiche dettate dall’effettivo sviluppo del mercato e della tecnologia”. Secondo Recchi va inoltre ricercato “il giusto equilibrio tra le garanzie di neutralità della rete e la necessità di continuare ad assicurare una gestione efficiente del traffico veicolato sulle reti IP”.
“L’audizione dei vertici Telecom in Parlamento ci conferma due cose – ha commentato Michele Meta, deputato Pd e presidente della commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera, al termine dell’audizione di Telecom – La prima è che il governo sta andando nella direzione giusta, la seconda è che il settore delle telecomunicazioni ha urgente bisogno di investimenti pubblici e privati per trainare la ripresa economica e migliorare la vita degli italiani”.
“Dopo 8 mesi di ascolto dei protagonisti del settore abbiamo un quadro piuttosto chiaro del settore, delle sue possibilità enormi ma anche delle sue necessità piuttosto urgenti. Si va verso una convergenza naturale tra telecomunicazioni e media, come Telecom stessa ha ricordato oggi, e lo si può fare soltanto scommettendo sulla banda larga – ha concluso Meta – Il governo sta facendo il suo, con l’approvazione di linee guida che si trasformeranno presto in provvedimenti concreti, e gli investimenti dei privati faranno il resto. Siamo sicuri che, grazie a questa sinergia, l’Italia potra’ recuperare il gap accumulato negli anni”.