PIANO BANDA ULTRALARGA

Loiola: “Bene la tech-neutrality, la fibra fino al cabinet vi stupirà”

Il numero uno di Alcatel-Lucent Italia: “Invece che concentrarsi su una soluzione specifica ha molto più senso, come ora prevede il piano, raggiungere gli obiettivi sfruttando tutte le migliori chance tecnologiche”

Pubblicato il 16 Mar 2015

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“Cabina di regia e controllo della strategia per l’Italia Digitale e del piano per le reti ultrabroadband direttamente a Palazzo Chigi è una novità fondamentale. E non può che fare piacere sentire Matteo Renzi dire che le reti ultrabroadband sono l’Abc dell’economia di un Paese. Mi pare una svolta dal punto di vista politico”: è il commento sul piano Ring di Roberto Loiola, numero uno di Alcatel-Lucent in Italia e responsabile della regione South and Central Europe del gruppo franco-americano.
Metodo a parte, i contenuti?
Mi faccia innanzitutto dire che ho notato con piacere l’accoglimento di una proposta che Alcatel-Lucent, non sola, aveva avanzato in sede di consultazione pubblica sulla bozza del piano.
E cioè?
La neutralità tecnologica nella destinazione degli interventi pubblici. Piuttosto che concentrarsi su una soluzione specifica, ha molto più senso, come ora prevede il piano, raggiungere gli obiettivi sfruttando tutte le migliori opportunità tecnologiche, in considerazione delle loro performance e delle esigenze delle diverse aree territoriali. Concretezza, dunque, con l’adozione di soluzioni tecnologiche sostenibili ed a prova di futuro, per la trasformazione digitale del paese.
Cosa concreta dovrebbero essere anche i 6 miliardi di investimenti pubblici previsti.
Speriamo davvero, e le premesse ci sono, che diventino non solo fondi stanziati ma anche soldi spesi, andando così a rafforzare gli investimenti previsti dagli operatori. Solo così si daranno gambe vere alla strategia del piano Ring. Bisogna agire per una execution rapida, ben allineata con le decisioni regolatorie che Agcom prenderà sulle condizione di competizione nelle nuove reti.
Obbiettivi da raggiungere con più tecnologie: cosa c’è in campo?
Non partirei dalle tecnologie, ma dalla situazione di fatto. L’Italia ha un local loop corto, sui 250 metri di media. Questo consente di sfruttare il rame esistente raggiungendo velocità molto significative.
Ma non di centrare l’obiettivo dei cento Mbit.
Obbiettivo raggiungibilissimo anche col rame. E velocità ancora maggiori dei 100 Mbit, se verranno utilizzate tecnologie fresche di arrivo come il Vplus. Alcatel-Lucent lo ha lanciato qualche mese fa e ora lo stiamo validando sul campo con molti operatori europei, anche italiani. O col G.Fast si arriva a diverse centinaia di Mbit. Non sono soluzioni futuribili: saranno commercialmente disponibili per il 2016. Ma non forniamo solo soluzioni per collegamenti in rame. Siamo tra i leader mondiali anche sulle tecnologie per Ftth/b, ad esempio abbiamo da poco lanciato il TWDM-PON, che permette di portare connessioni FTTH fino a 40Gbit per utente, sicuramente utili per utenti business o sedi della pubblica amministrazione. Saranno gli operatori a scegliere la loro miglior soluzione in funzione del contesto che vorranno indirizzare.
L’accesso è solo l’ultimo tratto della rete.
In effetti, bisogna pensare alle nuove reti come un unicum dove si corre veloce ovunque, senza colli di bottiglia finali ma neanche intermedi. Non ha senso portare l’autostrada fino a casa, se poi per arrivarci bisogna passare attraverso una strada provinciale. Le tecnologie ottiche sono in forte evoluzione anche nella parte di trasporto. Stiamo sperimentando progetti concreti con soluzioni WDM di avanguardia che offrono velocità di 400 Gbit. E questo grazie anche allo sviluppo di un chipset frutto del lavoro dei nostri laboratori di Vimercate. Le reti vanno adeguate a un traffico dati che esplode, trainato dal consumo di video: ogni previsione di aumento viene regolarmente smentita al rialzo dal traffico reale.
Anche le reti mobili corrono: Lte, Lte advanced, fra non molto 5G.
Sì, ma è indispensabile la fibra fino alla base station. Oppure bisogna ricorrere a ponti radio a velocità molto elevate. Ed è proprio su questo che stanno lavorando i nostri laboratori di Vimercate. In realtà i network stanno sempre più integrandosi, in particolare con la convergenza fra le reti IP e le reti ottiche.
Con che conseguenze?
Stanno emergendo tecnologie che combinano IP e ottico: inserendo la componente IP nel prodotto ottico oppure, viceversa, il modulo ottico nel prodotto IP. Ciò comporta risparmi ma soprattutto una importante semplificazione nella gestione delle reti di trasporto che, altrimenti, con l’esplosione dei diversi tipi di traffico diventerebbe sempre più complessa.
Non è l’unica rivoluzione in arrivo.
Se si riferisce alla virtualizzazione delle reti ha perfettamente ragione. Invece di avere la sovrapposizione di tanti hardware dedicati, ciascuno col proprio software e le proprie funzioni ed installati nella sede del cliente, si arriverà un solo dispositivo hardware general purpose con integrate le funzioni di rete, generate e governate esclusivamente via software da remoto e in modalità cloud.
Con che vantaggi?
Di costo visto che lo stesso hardware si può usare per più funzioni; di flessibilità e rapidità nella creazione di nuovi servizi da parte di operatori, aziende, pubblica amministrazione. E anche, col nostro approccio alla virtualizzazione, di indipendenza tecnologica: ai nostri clienti offriamo la possibilità di acquistare l’hardware insieme al software per le funzioni di rete virtualizzate, oppure soltanto la componente software. È una rivoluzione che sta arrivando tanto che abbiamo già cominciato le sperimentazioni con vari clienti, anche in Italia.
Ci puntate molto?
Certamente, anche perché abbiamo una carta importante da giocarci: l’esperienza dei Bell Labs che hanno una grandissima tradizione nella ricerca. Vogliamo che i Bell Labs siano i consulenti che accompagnano i nostri clienti nel percorso verso la virtualizzazione delle reti. Essa cambierà tante cose, compreso il modo in cui noi fornitori offriamo il servizio alle aziende nostre clienti.
Al Word Mobile Forum di Barcellona si sono viste molte minicelle.
È vero. Noi stiamo sperimentando l’inserimento di small cell Lte dentro i cabinet Dslam. La convergenza delle reti fisso-mobile sta avvenendo anche nella parte di accesso, non solo nel trasporto. Del resto, le small cell saranno indispensabili per gestire una rete Lte di qualità. A Barcellona abbiamo lanciato una soluzione combinata Lte-Wifi integrata in un’unica small cell che consente il download in Wifi e l’upload in Lte sfruttando il meglio delle due tecnologie e migliorando nettamente la qualità delle trasmissioni mobili.

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