ITALIA DIGITALE

Banda ultralarga, Caio: “Poste spingerà la domanda”

L’Ad plaude alla strategia di Palazzo Chigi che rimette la crescita digitale al centro delle politiche: “Il nostro contributo sarà quello di aumentare la diffusione nell’uso di Internet”

Pubblicato il 16 Mar 2015

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“Nessuno ci ha presentato questa ipotesi e io personalmente sono convinto che vanno rispettati i ruoli”. Risponde così l’Ad di Poste Italiane, Francesco Caio, nel corso di un’intervista a Repubblica, in merito al possibile coinvolgimento del gruppo nel piano di investimenti sulla banda larga messo a punto dal Governo.

Per Caio “il nostro contributo alla modernizzazione è quello di aumentare la diffusione nell’utilizzo della Rete, far sì che un numero sempre crescente di persone utilizzi tecnologie e risorse digitali. Questo lo sappiamo fare bene”. Per quanto riguarda, invece, la banda larga “è un po’ come la nazionale di calcio: siamo tutti commissari tecnici prodighi di consigli”. Per il numero uno di Poste, “l’importante è essere partiti bene, accelerare la semplificazione, far correre il Paese”.

Secondo l’Ad di Poste finalmente l’Italia ha “imboccato un percorso di crescita consapevole”, rimettendo al “centro il futuro e la dinamicità”. “Per troppo tempo – prosegue Caio – la politica ha invaso l’economia, producendo nelle aziende pubbliche scelte miopi e di breve periodo. Il clima sembra cambiato, il Jobs Act e le scelte di investimento su un futuro digitale dimostrano che si punta alla modernizzazione”.

Tra i freni alla crescita del Paese, oltre al problema corruzione, Caio cita la scarsa interoperabilità fra PA: “impossibile – avverte – pensare di crescere se le PA, soprattutto locali, usano standard informatici differenti”. Il risultato, per Caio, è un danno economico enorme, l’Italia deve essere obbligata ad avere unno standard unico”.

Secondo l’Ad di Poste finalmente l’Italia ha “imboccato un percorso di crescita consapevole”, rimettendo al “centro il futuro e la dinamicità”.

“Per troppo tempo – prosegue Caio – la politica ha invaso l’economia, producendo nelle aziende pubbliche scelte miopi e di breve periodo. Il clima sembra cambiato, il Jobs Act e le scelte di investimento su un futuro digitale dimostrano che si punta alla modernizzazione”.

Tra i freni alla crescita del Paese, oltre al problema corruzione, Caio cita la scarsa interoperabilità fra PA: “impossibile – avverte – pensare di crescere se la PA, soprattutto locali, usano standard informatici differenti”. Il risultato, per Caio, è un danno economico enorme, l’Italia deve essere obbligata ad avere uno standard unico”.

Per quanto riguarda il ruolo di Poste nella digitalizzazione del Paese, l’Ad ricorda il piano Poste 2020 che investe 3 miliardi per il miglioramento dei servizi. “Abbiamo deciso di aprire la Rete nei nostri uffici – ricorda – Già adesso in 30 sedi la navigazione è libera e gratuita col wi-fi, presto la estenderemo ad altri 900 uffici”.

Per quanto riguarda l’e-commere, Caio non nasconde il ritrado dell’Italia. “Gli acquisti via Internet rappresentano appena il 7% delle transazioni totali”, sottolinea. “L’e-commerce è fondamentale, uno strumento eccezionale per risparmiare denaro, tempo e di conseguenza aumentare la produttività. Tutte queste innovazioni sono obbligatorie e vanno introdotte se si vuole crescere”.

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