La delibera Agcom che fissa le modalità di pagamento per il canone delle frequenze televisive ha molto fatto parlare di sé negli ultimi mesi come un “maxi sconto a Rai e Mediaset“. Francesco Posteraro, che dell’authority è uno dei commissari, non ci sta che a “passare” sia questa lettura, e ribadisce sul CorrierEconomia quello che già aveva anticipato sul nostro giornale: “Si è detto che l’Agcom avrebbe trasferito il peso del contributo dalle emittenti agli operatori di rete: non è così – spiega Posteraro -. Gli operatori di rete sono i soggetti passivi dell’imposta non in virtù di una decisione dell‘Agcom, ma in quanto fruitori di un bene, le frequenze, che all’imposta stessa dà luogo”.
Quanto all'”accusa” che il regolamento farebbe gravare troppo il peso del canone sulle spalle delle Tv Locali, Posteraro risponde che la delibera prevede in loro favore “uno sconto di almeno il 70% sul contributo che sarebbe dovuto in base alla dimensione geografica dei diritti d’uso assegnati a ciascuno di essi. Il che significa che il Governo potrebbe portare lo sconto, con il decreto per la fissazione dei contenuti, fino al limite ritenuto adeguato per la tutela dell’emittenza locale”.
“Per determinare il valore della risorsa frequenziale l’Agcom ha seguito le indicazioni della Commissione europea, assumendo come parametro il prezzo pagato da Cairo per l’uso ventennale del multiplex aggiudicato con la gara che ha sostituito il beauty contest”. Rispetto al minor esborso previsto per Rai e Mediaset (che pagheranno circa 13 milioni ciascuna invece dei vecchi 26 milioni e 300mila euro per la Tv di Stato e 17 milioni e 700mila euro per il Biscione), “non è frutto di uno ‘sconto’ generosamente elargito dall’Agcom – spiega Posteraro – bensì un’applicazione rigorosa delle norme vigenti. Tanto è vero che il Governo, quando ha impressione di ripartire diversamente il carico fra gli operatori, ha ipotizzato di modificare le leggi in vigore”.
L’Agcom è stata accusata inoltre di causare, con la delibera sulle frequenze adottata a settembre, minori introiti per lo Stato. Una questione su cui Posteraro ci tiene a rispondere: “Adottando i criteri della delibera – spiega – gli incassi per lo Stato sarebbero superiori”. Questo al netto della progressività dell’applicazione dei contributi fissata dal decreto Monti, che “prevede però – prosegue Posteraro – che il nuovo sistema di contributi debba essere applicato progressivamente. L’Agcom – sottolinea il commissario – ha dovuto quindi prospettare un’ipotesi di applicazione graduale dei nuovi contributi, in virtù della quale nei primi anni il gettito sarebbe inferiore a quello ottenuto con il vecchio canone. Nel contempo, però, la delibera ha espressamente rimesso al Governo ogni valutazione circa la compatibilità del criterio di applicazione progressiva del contributo con l’obiettivo dell’invarianza di gettito”.
“Il Governo e il Parlamento – conclude Posteraro – potrebbero peraltro assumere una scelta diversa, modificando il quadro legislativo alla luce dell’eccessiva onerosità dei nuovi contributi per gli operatori di rete non verticalmente integrati. Ma una soluzione di questo genere non poteva essere adottata da un’autorità come l’Agcom, il cui compito è soltanto quello di osservare applicare le leggi vigenti”.