Servono regole comuni europee che garantiscano la net neutrality e una varietà di servizi di qualità via internet non solo ai consumatori ma anche alle imprese. E’ l’appello lanciato alle istituzioni Ue dall’associazione europea delle imprese utenti dei servizi tlc (Intug) e da quella degli operatori tlc (Etno) in vista dei negoziati tra Consiglio e Parlamento Ue dove quest’ultimo ha posizioni molto più distanti.
“Gli utenti europei possono godere di un accesso onnipresente ai contenuti, servizi e offerte di loro scelta”, per questo anche “imprese piccole e grandi in Europa devono essere sostenute da una connettività senza interruzioni e di qualità” in modo da poter “creare più opportunità di crescita”.
“L’internet di oggi, la sua affidabilità e qualità dipendono dalla gestione del traffico e dalle tecnologie inglobate nell’infrastruttura di internet, abbiamo bisogno che questo resti possibile”, chiedono Intug ed Etno, anche perché “lo sviluppo in aree come le auto connesse o l’intrattenimento dipende dalla possibilità di fornire servizi specializzati a livelli di qualità garantiti”.
La posizione adottata dai 28, a differenza di quella del parlamento Ue, prevede la possibilità per gli operatori di stringere accordi per servizi specializzati purché garantiscano la qualità dei d’accesso a internet, per cui viene sancito il principio di non-discriminazione.
Le negoziazioni tra Consiglio Ue e Parlamento europeo dovrebbero cominciare nei prossimi giorni, rafforzando le speranze che il testo del Connected Contininent con le nuove regole sulla net neutrality, venga approvato in via definitiva entro la primavera.
Secondo diversi analisti la posizione adottata lo scorso 4 marzo Consiglio Ue andrebbe nella direzione di una linea più accomodante in materia di neutralità della rete rispetto alle regole “forti” adottate dalla Fcc americana. Il compromesso lettone – il testo è stato fritto della lavoro dell’attuale presidenza di turno – mette nero su bianco l’obbligo di “uguale trattamento” per “tipologie equivalenti di traffico”, sancendo che “bloccare, rallentare, alterare, degradare o discriminare contro contenuti, applicazioni o servizi specifici dovrebbe essere proibito”.
D’altra parte, benedice gli accordi tra content provider e telco, e tra quest’ultime e gli utenti, per la fornitura “di servizi che richiedono un livello specifico di qualità” – i famigerati servizi “specializzati” – a patto che “la disponibilità e la qualità dell’accesso a internet per gli altri utenti non sia compromessa in modo materiale”. Garanzia quest’ultima che non placa i più critici i quali accusano la norma di fare d’anticamera ad un internet a due velocità. Gli operatori potranno anche implementare misure “ragionevoli” di traffic management, inclusa l’opzione di alterare il traffico in alcune circostanze eccezionali, per esempio in caso di rischi per la sicurezza delle reti o congestioni.
Il testo segue un approccio basato su principi generali, rinviando alle authority nazionali la definizione e l’implementazione dei dettagli applicativi, nonché tutte le operazioni di montpraggio.