Il primo round della battaglia per l’utilizzo dei droni nelle consegne va ad Amazon, che è riuscita a ottenere dall’Faa, la Federal aviation administration statunitense, il permesso di effettuare i primi test. Si tratta, per iniziare, di un’autorizzazione che consente la sperimentazione esclusivamente per i voli diurni, e con i velivoli controllati da un pilota. Non si tratta però, almeno per il momento, di una licenza vera e propria, che consenta al gigante dell’e-commerce di utilizzare il permesso per usi commerciali.
Il progetto “prime Air“, che prevede la consegna a domicilio della merca ordinata online, all’interno di specifiche regole di dimensioni e peso, era stato annunciato dal ceo di Amazon, Jeff Bezos: nei casi in cui sarebbe stato possibile utilizzare i droni la società assicurava la consegna entro 30 minuti dall’ordine. Ma la richiesta di poter sperimentare il servizio era stata inoltrata alla Faa a luglio 2014.
In otto mesi la Federal aviation administration ha fatto le sue verifiche e concesso il via libera, condizionato però da alcuni paletti fissati dalla commissione federale: tra queste l’obbligo di far volare i droni al di sotto dei 400 piedi (circa 122 metri), solo di giorno e con condizioni meteo che non ne ostacolino la vista, con il pilota che deve possedere una licenza di volo anche privata, un certificato medico, e che non potrà mai perdere il contatto visivo con il drone.
Amazon, inoltre, dovrà fornire all’ente un rapporto mensile con dati sul numero di voli condotto, sulle ore di lavoro dei piloti e su eventuali e insoliti malfunzionamenti di hardware e software. Il passo deliberato dall’Faa apre ora la strada a tutte le aziende che avevano mire nel campo dell’uso dei droni per la loro attività, e che erano in attesa dei risultati di Amazon come “apripista”. Tra le società più importanti interessati all’uso degli oggetti volanti senza pilota ci sono Google, con “Project Wing” e il gigante dell’e-commerce cinese Alibaba.