“Con preoccupazione dobbiamo constatare che, nell’agenda
politica delle riforme, la questione delle professioni continua a
essere condizionata dalla visione di difesa dei privilegi di cui
godono le professioni regolamentate, invece che dalla necessità di
liberalizzare il settore per aprirlo a una nuova fase di
modernizzazione e sviluppo”. Stefano Pileri, presidente di
Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, scende in campo per
esprimere tutta la perplessità della federazione sia
sull’approccio annunciato recentemente dal ministro Alfano che
sarà alla base della riunione del 15 aprile con gli ordini, sia
sull’attuale progetto di legge sulla professione forense in
discussione in Parlamento.
“E’ preoccupante che a oltre 20 anni dall’avvio delle prime
iniziative in materia e di fronte al fallimento di tutti i
tentativi di riforma fin qui attuati oggi si prospettino
addirittura dei passi indietro come sta avvenendo con il paventato
ritorno alle tariffe minime – sottolinea Pileri –. Insistere
sull’asserzione che il vincolo tariffario assicurerebbe la
qualità delle prestazioni, è in realtà uno svilimento dei nostri
professionisti che per dare valore alle proprie capacità, invece
che accettare la sfida della concorrenza, avrebbero bisogno di
protezioni stabilite per legge. Così come è inaccettabile
motivare la contrarietà a che l’attività professionale
regolamentata venga svolta in forma d’impresa, con la specialità
del rapporto fiduciario tra professionista e cliente. Tutte le
attività nel settore dei servizi ad alto contenuto intellettuale,
infatti, dall’informatica all’ingegneria, dalla consulenza
legale, fiscale, direzionale, alla qualità, marketing e
comunicazione professionali, innovativi o tecnologici, sono basate
sul rapporto fiduciario tra prestatore e cliente, siano essi
erogati da singoli individui o da professionisti nell’ambito di
imprese. Ma certo non è questa una ragione sufficiente per
stabilire a priori tariffe minime, che solo la concorrenza può
determinare caso per caso”.
“Se nella fase attuale la priorità per il Paese è riprendere a
crescere – ciò non può avvenire, come anche sottolinea
chiaramente l’Antitrust, prescindendo da una vera politica di
liberalizzazioni, urgente e necessaria sia per aprire mercati oggi
indebitamente protetti e farli evolvere attraverso gare che
permettano alle imprese e alle persone di concorrere sulla
qualità, sulla competenza e sui prezzi, sia per creare nuove
occasioni imprenditoriali e nuove opportunità di lavoro,
soprattutto per quelle fasce di popolazione oggi in grande
difficoltà come i giovani. – conclude -. Perciò ci auguriamo che
l’attesa stagione di riforme possa costituire veramente una
pagina nuova per l’economia nazionale, che ha bisogno di poche
regole, ma certe, di ruoli ben definiti e separati tra pubblico e
privato e di poter contare sulla piena libertà di svilupparsi”.