Bortolotti: “In Italia l’e-commerce non decolla, colpa delle norme”

Il vicepresidente dell’International chamber of commerce: “Nel decreto legislativo che recepisce la direttiva Ue ci sono difficoltà ad adeguare la legge allo strumento internet. Servono misure più adeguate a sostenere lo shopping online e favorire la digitalizzazione delle imprese”

Pubblicato il 20 Mar 2015

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È un percorso a ostacoli quello che le aziende italiane si trovano ad affrontare nel momento in cui decidono di aprire una rete di vendita online. Le difficoltà non sono solo di carattere organizzativo, ma anche legale. Dopo l’entrata in vigore, lo scorso giugno, della legge che recepisce la direttiva europea sulla tutela dei consumatori, per chi fa e commerce sono aumentati, infatti, vincoli e le incertezze. Una situazione che impone ulteriori interventi normativi da parte del Governo.

A sostenerlo Fabio Bortolotti, professore e avvocato, vice presidente della sezione italiana dell’Icc (International chamber of commerce) e Presidente della Commissione Commercial Law and Practice di ICC, nonché partner fondatore dello studio legale di Studi Legali Associati BBM—Buffa, Bortolotti & Mathis, specializzato sui temi dell’Antitrust e del commercio elettronico.

“Il decreto legislativo di attuazione della direttiva europea dovrà necessariamente essere seguito da misure aggiuntive a livello nazionale, per facilitare l’e-commerce e la digitalizzazione, in modo tale da colmare il ritardo dell’Italia rispetto agli altri Paesi e offrire alle imprese italiane gli strumenti utili per una loro sempre maggiore internazionalizzazione”, sottolinea Bortolotti, che il prossimo 24 marzo, a Roma, nella sede di Icc Italia, terrà un seminario ad hoc dal titolo “Vendere su Internet: opportunità e limiti”, aperto a titolari d’imprese, manager, direttori di marketing e di export. “Il corso”, spiega, “intende analizzare le principali problematiche che si presentano quando si sceglie di vendere su Internet e offrire degli spunti sulla gestione delle stesse”.

Quali sono queste difficoltà?

Una delle problematiche più sentite è quella del coordinamento con la rete esistente, sia sotto il profilo commerciale, in quanto si dovrà fare in modo che questa patisca il meno possibile la concorrenza con le vendite dirette del produttore, sia sotto il profilo contrattuale, modificando i contratti in modo che le vendite su Internet non siano considerate come violazione dell’esclusiva dei membri della rete. Un’altra criticità importante riguarda i limiti che si possono imporre ai propri distributori /rivenditori che desiderino promuovere e vendere i prodotti su web, aspetto sul quale incide pesantemente la normativa antitrust europea. Infatti, Internet consente politiche di prezzi più aggressive che possono creare problemi alla rete di vendita, ma che non si possono impedire. A tali problematiche si aggiunge la necessità di rispettare le normative a tutela dei consumatori.

Da appena un anno è entrata in vigore la legge che recepisce la direttiva europea sulla tutela dei consumatori e che riguarda anche il commercio online. Quali sono i punti deboli di questa normativa? Che impatti sta avendo sull’ecommerce?

La nuova disciplina introdotta con il decreto legislativo del 21 febbraio 2014 ed entrata in vigore il 14 giugno dello stesso anno ha introdotto maggiori obblighi d informazione precontrattuale da fornire al consumatore, regolando il diritto di recesso dal contratto. Tra i punti deboli si può indicare la difficoltà ad adeguare le prescrizioni della legge allo strumento internet. Ad esempio, l’accettazione specifica delle clausole vessatorie tramite il così detto “point & click” è ancora molto discussa.

Perché l’Italia è ancora indietro rispetto alla diffusione dell’ e-commerce? È un problema di arretratezza culturale delle aziende o dei consumatori?

La diffusione dell’e-commerce in Italia è certamente più limitata rispetto a Gran Bretagna, Germania e Francia, ma sta crescendo sempre di più, anche se a ritmo contenuto. L’Italia, infatti, presenta ancora, rispetto alle altre realtà europee, una serie di ostacoli all’espansione del commercio online. L’obiettivo prefissato con l’Agenda Digitale Italiana, varata nel 2012, ossia quello di accelerare la digitalizzazione del Paese, non è ancora stato raggiunto appieno. Si sono persi tempo prezioso e grosse occasioni di crescita. Tra gli ostacoli maggiori, oltre alle lungaggini negli adeguamenti dell’infrastruttura di rete e alla carenza d’incentivi e sgravi fiscali per le imprese e per gli investimenti nelle telecomunicazioni, vi è anche un ritardo strategico da parte delle aziende, che ancora non hanno compreso le potenzialità dell’internet economy e del commercio online. Vi è ancora una grande diffidenza da parte delle pmi italiane, diffidenza che va combattuta offrendo loro gli strumenti necessari perchè possano sfruttare con maggiore consapevolezza le opportunità che l’e-commerce presenta. Per questo, come ICC Italia, abbiamo voluto organizzare un seminario specifico sul commercio on-line.

È frequente per chi vende su internet incorrere in cause legali da parte dei consumatori?

Ad oggi la maggior parte delle cause relative alla vendita ai consumatori attiene alla garanzia per vizi, problematica comune sia per le vendite on line sia per le vendite attraverso canali tradizionali. Per quanto riguarda le vendite via Internet, i maggiori contenziosi riguardano il diritto di recesso, mentre questioni legate ad ulteriori aspetti del commercio elettronico , quali, ad esempio, gli obblighi di informativa, sono meno frequenti.

Quali sono i settori che più manifestano interesse per l’e-commerce?

I settori maggiormente interessati all’e-commerce sono essenzialmente quelli dei beni di consumo, quali, ad esempio, i prodotti informatici, l’elettronica, l’editoria, i prodotti alimentari, l’abbigliamento, ma anche quelli relativi a servizi nei settori del turismo e delle assicurazioni.

Pensate che lo sviluppo dei pagamenti digitali potrà dare ulteriore impulso all’e commerce?

Senz’altro lo sviluppo dei pagamenti digitali, e in particolare una maggiore attenzione al fattore sicurezza, potrà contribuire all’incremento del commercio online. Attualmente, infatti, uno degli ostacoli ad una maggiore diffusione dell’e commerce tra i consumatori è il timore di incorrere in truffe o di subire un furto dei propri dati sensibili, come quelli veicolati dalle carte di credito. Lo sviluppo di sempre più avanzate forme di sicurezza per i pagamenti on line potrà costituire un incentivo per i consumatori ad avvicinarsi a questi canali d’acquisto.

Quali altre iniziative avete in programma nel prossimo futuro sempre in tema di e-commerce?

Come ICC Italia, dal punto di vista della formazione rivolta alle imprese, proseguiremo nel nostro programma formativo che include, oltre la contrattualistica, materie quali la fiscalità, dogane e sistemi di pagamento, toccando, nell’ambito di ciascuna, anche l’aspetto che riguarda la digitalizzazione. Inoltre, nell’ambito dell’attività di ICC e di ICC Italia, abbiamo aperto una commissione di studio dedicata alla Digital Economy, che si pone l’obiettivo di promuovere lo sviluppo dell’economia digitale a livello globale e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sensibilizzando i governi.

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