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Banda ultralarga: incentivi fiscali a rischio, decreto in ritardo

Secondo quanto risulta a CorCom, la Ragioneria dello Stato non riesce a stimare l’impatto preciso che le defiscalizzazioni avranno sulla finanza pubblica. In alto mare la piattaforma su cui, entro il 31 marzo, si dovrebbero prenotare le aree di investimento per ottenere “sconti” fino al 50%

Pubblicato il 23 Mar 2015

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E’ in forse la copertura per gli incentivi fiscali 2015 sulla banda ultra larga, previsti dallo Sblocca Italia, mentre è già quasi scaduto il termine – 31 marzo – entro il quale gli operatori devono prenotare le aree su cui investire. Dovranno farlo su una piattaforma Infratel, sul sito del ministero dello Sviluppo economico, ma è tutto bloccato in assenza del decreto attuativo.

Questa che sarebbe la prima misura del nuovo piano banda ultra larga si tra rivelando insomma un pasticcio. Lo Sblocca Italia prevedeva incentivi fino al 50%, ma tocca al decreto attuativo assegnarli e prevedere una misura precisa (che, secondo alcune ipotesi, potrebbe essere contenuta tra il 30% e 40%). Fonti del ministero fanno sapere al nostro sito che la norma soffre di due difetti all’origine. Da una parte, non fissa un massimale in valore assoluto da coprire ma solo una percentuale da defiscalizzare, rendendo difficile per la Ragioneria stimare un impatto preciso. Dall’altra, lo Sblocca Italia ha indicato che la misura non avrebbe un reale impatto sulle finanze pubbliche poiché gli investimenti banda ultra larga sono portano a nuovi introiti fiscali per lo Stato. Insomma lo Stato dovrebbe rinunciare a entrate fiscali che senza quegli incentivi non avrebbe comunque perché gli operatori non investirebbero in banda ultra larga. Un’acrobazia argomentativa che, anche se fondata sul piano teorico, rende formalmente difficile adesso, praticamente, trovare una copertura per questi incentivi.

E senza chiarezza sulle defiscalizzazioni che possono ottenere, gli operatori hanno difficoltà a decidere su quali aree investire. A questo si aggiunge un’altra incertezza: il via libera dell’Europa. Le agevolazioni riguardano le aree su cui gli operatori non hanno piani a 30 o a 100 Megabit. Comprese quelle dove intendono fare solo reti “fibra fino agli armadi”. Qui dovrebbero avere diritto agli incentivi i soggetti che intendono portare i 100 Megabit “sicuri” (ossia con fibra fino alle case). Non è detto che la Commissione europea accetti questo tipo di incentivo: la sua risposta è attesa nelle prossime ore.

Sono aspetti che hanno convinto il ministero a temporeggiare sulla pubblicazione della piattaforma di prenotazione. Ma dall’esito di questa partita si capirà se il piano banda ultra larga parte con il piede giusto. Gli incentivi fiscali sono infatti una delle colonne portanti di tutta la strategia: da qui al 2020. Ma se è difficile trovare copertura per gli investimenti il 2015, a maggior ragione potrà esserlo per gli anni successivi (misura che comunque richiederebbe ulteriori decreti).

Una eventuale bocciatura dell’Europa, adesso, costringerebbe inoltre a ripensare tutto il piano, perché significherebbe che la Commissione non ritiene lecito incentivare i 100 Megabit nelle aree dove gli operatori intendono portare fibra fino agli armadi.

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