BIG DATA

Fanizzi (Emc): “Dallo tsunami digitale una chance mai vista”

“Bisogna cavalcare l’onda”, dice il numero uno della filiare italiana. Il mobile testa d’ariete: “Genera tutto il resto, ma bisogna fare fronte all’enorme mole di informazioni in rete. Gli analytics fondamentali”

Pubblicato il 03 Apr 2015

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Chiedete a Marco Fanizzi come vanno le cose in Emc Italia e lo vedrete sorridere. Bisogna farsi bastare quel sorriso, perché le performance per country di una multinazionale quotata in borsa non possono essere rivelate. Ma è piuttosto indicativo il fatto che il numero uno del capitolo tricolore di uno dei protagonisti mondiali della data revolution abbia chiesto di incontrare la stampa specializzata per fare il punto della situazione. Una sorta di spartiacque tra il primo triennio della gestione Fanizzi e quello che dovrebbe o potrebbe accadere nei prossimi tre anni.

In un contesto che cambia così rapidamente, il manager ha solo una certezza: “Questo tsunami digitale porta con sé l’opportunità più grande di sempre. Noi lo stiamo cavalcando: i numeri ci danno ragione con un Cagr interessante. Cresceremo ancora, anche sul fronte delle risorse umane, grazie alle soluzioni software driven e al contributo dei partner”.

Fanizzi, con l’aumentare dei player in gioco, quale sarà il vostro elemento distintivo?

La Federation (composta da Emc, Pivotal, Rsa, Vce e VMware, ndr) è la risposta corretta a questi fortissimi cambiamenti di scenario. Siamo agili, veloci, capaci di modificare il nostro business model in funzione dei trend di mercato.

Gli equilibri all’interno della Federation sono destinati a cambiare?

VMware continuerà a essere nostra e parte integrante della strategia complessiva. Sulla parte analytics, Pivotal è la nostra punta di diamante e abbiamo già belle referenze anche in Italia, cosa non semplice visto che dobbiamo garantire la stessa qualità che offriamo in tutto il resto della catena già consolidata. Ha crescite bulgare, ma è nata da poco e replica le performance di tante altre nuove aziende del settore. Rappresenta quindi un bell’esempio di sviluppo strategico nell’ottica dei quattro pilastri su cui poggia la proposizione Emc: cloud, mobile, big data e analytics.

Quali dei quattro pilastri sosterrà il peso maggiore?

L’esplosione indubbiamente è sul mobile, che genera tutto il resto. Non parlo solo delle milioni di applicazioni che invadono il mercato e che richiedono continue release, mi riferisco soprattutto all’enorme mole di nuovi dati, in rete e nei data center, che creano problematiche nuove. La tecnologia ha abbattuto qualsiasi tipo di frontiera e se prima avevamo a che fare con informazioni strutturate, ora ci troviamo a elaborare file generati da miliardi di transazioni. Gli analytics e i Big data sono una conseguenza di questo cambiamento: rappresentano l’evoluzione di una business intelligence che ora è integrata e in real time, con l’obiettivo principale di compensare eventuali picchi. Il cloud pubblico è in fase di stallo, mentre cresce l’hybrid, con la capacità dei data center di interfacciarsi con il resto del mondo in maniera più spinta.

In questo panorama quali sono i settori produttivi più attratti dalla vostra offerta?

Quelli che cinque anni fa hanno investito nell’export. Quindi non parliamo di mercati verticali, ma di aziende con modelli di business innovativi, che hanno cercato di cogliere l’espansione internazionale. Più sei esposto all’estero, più l’IT diventa importante. Detto questo, anche le aziende dei mercati verticali hanno specifiche necessità di crescita. I big 50 italiani devono confrontarsi con le altre multinazionali, e si stanno muovendo. Il mondo delle Pmi, che ha un’impostazione prevalentemente padronale, è caratterizzato da organizzazioni snelle, autonome, che sanno cavalcare il cambiamento. Basta saperle presidiare con i partner giusti, che spieghino loro i trend del mercato. A metà strada, trovo che il pianeta enterprise sia invece un po’ stordito da questa rivoluzione, da una parte perché non ha alle spalle multinazionali che lubrifichino gli ingranaggi, dall’altra perché il management non ha il potere decisionale che connota invece le piccole aziende. Anche in questo caso, l’azione diretta dei partner può fare la differenza. Discorso a parte meritano le startup, che nascendo digitali sono fisiologicamente più rapide e ricettive.

Cosa prevede il piano per il prossimo triennio?

La crescita del software è impressionante. Oggi il 40% del fatturato lo realizziamo con le soluzioni software e probabilmente la percentuale continuerà ad aumentare, visto il costo sempre più basso dell’hardware. C’è la precisa volontà di continuare a essere primi attori per quanto riguarda tutti e quattro i nostri pilastri. Pensiamo di crescere anche dal punto di vista dell’organizzazione. Cerchiamo, tra area vendite e area sviluppo, una cinquantina di persone, sangue fresco ma preparato, neolaureati che portino in azienda un nuovo modo di vedere la tecnologia. Abbiamo inoltre bisogno di data scientist: persone destrutturate, creative, ma con un forte background informatico. Sarà comunque fondamentale potenziare le skill delle nostre persone. Con un mercato che evolve così rapidamente, se l’anno prossimo saremo gli stessi dell’anno scorso significa che c’è qualcosa che non funziona.

Quali pensa saranno i partner, i competitor e i coopetitor?

Difficile rispondere. Il cambiamento sta investendo anche i nostri partner. Osserviamo che molte aziende puntano sempre più su tecnologia e servizi: partner che prima si occupavano solo di reselling, ora creano anche proposizioni a valore, mentre chi prima faceva esclusivamente il lavoro di system integrator sta valutando l’ingresso nel mondo della consulenza o della rivendita. Una cosa è certa: Emc Italia nel 2011 generava il 40% del business con i partner, oggi siamo al 70%. Presto raggiungeremo l’80%. Per quanto riguarda la concorrenza posso dire che per me è un bene assoluto, significa che il mercato è in buona salute, e quindi se ne giova l’intero ecosistema. Non temo la politica aggressiva di nuovi entranti, e anzi ci inorgoglisce il fatto che per crescere provino ad attingere risorse da Emc, vuol dire che lavoriamo bene. Anche in Italia, visto che quest’anno ci siamo classificati terzi tra i Great place to work della Penisola.

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