Crescerà sino ad arrivare a sfiorare la soglia dei 300 miliardi. È il mercato del cloud computing, con tutte le grandi aziende produttrici di tecnologia che cercano di entrare e conquistare un posto al sole della nuvola. Il problema però è che non si tratta di un mercato in cui si fanno grandi profitti.
Secondo una serie di analisi condotte da Market Research Media la crescita anno su anno del comparto cloud procede a velocità sostenuta: +30%. Nel 2020, cioè tra cinque anni, il valore toccherà i 270 miliardi di dollari, e verrà spinto da una competizione serrata e senza scampo da parte dei grandi produttori di servizi e prodotti cloud, che abbassano i prezzi oppure offrono soluzioni gratuite come parte di pacchetti più ampi.
L’evoluzione del cloud non sarà priva di paradossi. Il fatturato dei Web Services di Amazon potrà superare la parte di ecommerce. Considerando che la vendita tramite il sito Amazon è attorno ai 100 miliardi di fatturato annuo, la crescita del cloud solo per quell’azienda sarà enorme, e a sostenerlo è lo stesso Jeff Bezos, fondatore e ceo di Amazon.
A competere con Amazon ci sono soprattutto Google e Microsoft, entrambe impegnate a ridefinire quale potrà essere lo sviluppo del cloud e le modalità di utilizzo da parte degli utenti aziendali e non professionali.
Microsoft, impegnata in una attività di trasformazione radicale delle sue competenze e punti di forza mira, secondo il nuovo ceo, Satya Nadella, a portarsi a casa una larga fetta del cloud anche grazie a Windows 10, su cui Nadella praticamente si gioca il suo nuovo ruolo di numero uno dell’azienda.
C’è anche Ibm, azienda che ha fatto della trasformazione continua un modo di essere – e che lotta con un mercato sfavorevole che l’ha costretta a cambiare più volte pelle in dieci anni – a giocare la carta del cloud. Un investimento di 4 miliardi, accordi con Apple per mettere le sue app su iPad e iPhone, aspettative di fatturato cloud per 40 miliardi entro il 2018.
Il vero problema è che sono tantissime le aziende hi-tech che stanno spingendo per entrare nel settore cloud, in cui le marginalità sono bassissime e dove il profitto si può tagliare più nei servizi che non con la (paradossale) “vendita pacchettizzata” dei prodotti “as-a-service”. Per questo l’affollamento in questo mercato, fatto di startup e di grandi player di altri settori, sta riducendo ulteriormente la dimensione delle fette della torta. Come in altri settori dell’IT, il rischio è che nessuno avrà mai una quota di mercato in doppia cifra se non, forse, Amazon.