All’inizio del XXI secolo Sam Ramji si era trovato per le mani una patata bollente: gestire le relazioni, oramai considerate “difficili” dai vertici di Redmond, con la comunità di sviluppatori e appassionati che erano i destinatari dei progetti open source di Microsoft. Infatti, sia per difendersi dall’antitrust europeo e americano che per riguadagnare un po’ di immagine da parte dei clienti, Microsoft aveva aperto progetti open source sulla falsariga di Linux e Apache.
Il lavoro non era andato male: Ramji era riuscito a costruire una strategia efficace e a rimettere assieme un po’ di dignità per l’azienda, costruendo una piccola ma vivace comunità e un rinnovato rapporto di fiducia.
Anni dopo lo ritroviamo a capo della Cloud Foundry Foundation nel suo nuovo incarico come Ceo. L’obiettivo è quello di continuare a far crescere i contributi e i download della Cloud Foundry. Si tratta di un cloud nella forma del “platform-as-a-service” basato su Ruby and Go e che utilizza la licenza Apache usata da Bluemix di Ibm e da Helion di Hp e da Cloud Foundry di Pivotal.
I membri fondatori di Cloud Foundry Foundation sono EMC, Hewlett-Packard, IBM, Intel, SAP e Canonical. Originariamente era stata costruita da VMware e resa open source nel 2011, poco prima della fusione WMware-EMC del 2013.
Ramji ha dichiarato che “le grandi aziende sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta nel mercato cloud stanno mettendo una serie di risorse significative dietro a questa piattaforma comunitaria. Lo stanno facendo perché sanno che possono considerare Cloud Foundry con fiducia la loro piattaforma di lungo periodo”.