RICERCA

Esa, un private cloud per la ricerca aerospaziale

Meno preoccupazioni per i computer e più fondi investiti nella ricerca. Così la nuvola aiuta la Nasa europea a rifocalizzarsi sui fondamentali

Pubblicato il 03 Apr 2015

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Certe lezioni di management e strategia si leggono tutti i giorni ma forse non si capiscono sino a che non si vede qualche esempio che le dimostri chiaramente.

Il cloud computing ad esempio è da tempo indicato come una risorsa per riuscire a ridurre i costi, fare di più con meno e aiutare le aziende a rifocalizzarsi sui propri fondamentali. Un bel discorso, in teoria, ma che in pratica non molti frequentano.

Entra l’Esa, l’Agenzia spaziale europea. Un colosso che ha sicuramente a che fare con la tecnologia in tutti i campi: dopotutto si tratta della Nasa europea. Solo che, a differenza della Nasa che persegue una strategia più ampia nei confronti dell’innovazione tecnologica, l’Esa ha deciso di mettersi una mano sul cuore e l’altra sul portafoglio, cercando di capire come fare a dare di più spendendo meno. Un’idea sensata e che meriterebbe il plauso, soprattutto visto che le conseguenze non sono quelle di una riduzione degli investimenti nei settori più significativi bensì un loro sostanziale aumento. Al centro della strategia, una intuizione: fare a meno delle gigantesche e inutili spese IT.

In breve, l’Esa ha deciso di utilizzare il cloud privato per tutte le sue più importanti ricerche e l’archiviazione dei dati oltre a favorire tramite il cloud anche la collaborazione tra i suoi ricercatori.

«Abbiamo voluto incoraggiare l’uso di una piattaforma comune in tutta l’agenzia – dice Filippo Angelucci, Cio dell’Esa – e oggi grazie al cloud abbiamo ingegneri e scienziati che possono organizzare i loro ambienti di lavoro informatici in pochi minuti anziché in settimane o mesi, come invece accadeva in passato attraverso un complesso e costoso processo di acquisizione dei server e loro relativa configurazione».

È dal 2013 che Esa ha un suo pilota per il cloud privato dove vengono sperimentate le tecnologie che adesso vengono messe in pista per tutta l’agenzia. Si tratta di una agenzia internazionale composta da 20 stati membri, con una serie di missioni sensibili come decine di satelliti e un progetto come Gaia di mappatura di tutta la galassia. Terabyte di dati che prima dovevano essere custoditi internamente, dipartimento per dipartimento, attraverso una complessa e fitta rete di paesi membri, e che adesso vengono gestiti con molta maggiore scioltezza e agilità. Spendendo oltretutto meno.

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