Dopo quello di Twitter e Facebook, finisce anche il blocco di Youtube in Turchia. Il Direttorato delle Telecomunicazioni turche (TIB) lo scorso 6 aprile aveva bloccato l’accesso ai social network (e a altri 164 siti web) finché essi non avessero rimosso le immagini pubblicate del giudice ucciso la scorsa settimana. L’uccisione era avvenuta durante un raid effettuato dalle teste di cuoio, per liberarlo da sequestratori appartenenti a un gruppo di militanti di estrema sinistra, Dkhp-C.
Secondo il quotiodiano turco Hurriyet, Facebook, Twitter e YouTube avevano ricevuto un ordine di stop assieme ad altri siti internet. Il primo a recepire le disposizioni delle autorità turche è stato Facebook. In seguito, anche Twitter ha eliminato le foto, informa Bulent Kentles, segretario generale dell’unione dei provider internet..
La decisione delle autorità turche di bloccare i siti era arrivata dopo che in rete e su molti social media era apparsa la foto del pm Mehmet Selim Kiraz con la pistola puntata alla tempia, mentre era tenuto in ostaggio da due militanti del Dhkp-C, prima del blitz delle teste di cuoio conclusosi in modo tragico. Il portavoce della presidenza turca, Ibrahim Kalin, ha spiegato che la procura ha bloccato l’accesso ai siti dei social media che hanno fatto “propaganda al terrorismo”, condividendo le immagini del magistrato sequestrato. La procura ha ordinato che quell’immagine “non venga più usata in alcuna delle piattaforme elettroniche”. Nel frattempo le autorità turche hanno avvertito di esser disposti a bloccare anche Google se non rimuoverà le foto del pm ostaggio. L’ultimatum dato da un tribunale turco al motore di ricerca è scaduto nella notte tra il 6 e il 7 aprile (l’una e mezzo ora locale, mezzanotte e mezzo in Italia).