Non contano i km di fibra ma gli utilizzatori, alias il ritorno economico: questo il parametro che Alberto Calcagno, il numero uno di Fastweb, evidenzia in qualità di condizione sine qua non per portare avanti un piano ultrabroadband con tutti i crismi. “Se c’è qualcuno che vuole investire nella fibra ottica, ben venga ma ad oggi si sentono solo tante notizie ma pochi riferimenti ai piani industriali e le modalità di attuazione”, ha detto l’Ad di Fastweb in occasione dell’inaugurazione del nuovo data center di Milano, facendo riferimento al “dossier” Metroweb (azienda di cui Fastweb è azionista di minoranza) e alla creazione della newco per cablare il territorio nazionale. Un modo per mandare a dire al numero uno di Cdp, Franco Bassanini, che la newco così come ipotizzata non s’ha da fare, anzi non si potrebbe fare, poiché Metroweb non sarebbe in grado di garantire un adeguato ritorno economico e di mettere nero su bianco un piano industriale in grado di sortire la “broadbandizzazione” dell’Italia.
“Bisogna capire prima il piano industriale che non è solo fatto di chilometri di fibra ma anche da quanti clienti o operatori useranno la fibra perché per noi ci deve essere sempre un ritorno economico. Non si sa molto sul piano di Metroweb ma se ha progetti e risorse proprie per sviluppare questi piani, ben venga”, puntualizza Calcagno E in merito alla clausola di lock up al 2017, il ceo ha spiegato che “il piano Metroweb è altro rispetto a Metroweb Milano e quindi va oltre i nostri patti parasociali”.
In merito alla ipotesi di discesa in campo di Enel – secondo indiscrezioni il colosso energetico potrebbe mettere a disposizione i propri cavidotti e infrastrutture per la posa della fibra – Calcagno puntualizza: “Già lavoriamo con le utilities, non è una novità. E non è infrequente utilizzare le loro reti, collaborare con le utilities negli scavi sono attività che facciamo giorno dopo giorno con Enel, A2A e altre utilities”.