Nessun bisogno per gli operatori di affrettarsi a implementare le
nuove reti 3G Lte per far fronte all’incremento del traffico di
dati mobili: il monito arriva dalla società di analisi Arthur D.
Little. Nel nono telecom report annuale realizzato insieme a Exane
Bnp Paribas ("Mobile Internet: blessing or curse?",
incentrato sui mercati europei maturi), gli esperti consigliano
agli operatori di dedicarsi per il momeno all’upgrade dei loro
network Hspa portandoli all’Hspa+; di effetture l’offload dalla
rete mobile tramite WiFi o femtocelle; e gestire la domanda per i
servizi dati.
"I dati mobili stanno aumentando in maniera esponenziale, noi
prevediamo che il traffico crescerà di un fattore 32 entro il
2015," ammette Didier Levy, direttore della divisione telecoms
della Arthur D. Little. "Ma gli operatori riusciranno a
gestire l’esplosione dei dati mobili con le tecnologie che già
esistono, come l’Hspa+, non hanno bisogno di cominciare a
implementare l’Lte, né quest’anno né il prossimo”. Al
contrario la scorsa settimana la Gsa ha reso noto che 64 operatori
in 31 nazioni hanno già in cantiere nuove reti Lte, e 22 saranno
attive a fine anno. "Anche se con l’Hspa+ si riesce oggi a
trasportare maggiori quantità di dati, l’Lte, che offre ancora
più capacità e costi ridotti, è veramente essenziale per far
arrivare la banda larga mobile al mercato di massa”, è il parere
di Alan Hadden, presidente della Global mobile suppliers
association.
Oltre all’Hspa+, che aumenta la capacità e abbassa il costo di
delivery per Megabyte, Levy sottolinea che ci sono diversi sistemi
che aiutano gli operatori a gestire l’aumento di traffico mobile.
Uno di questi è il cosiddetto mobile offload: “scaricare” il
traffico appena possibile sulle reti fisse usando o le femtocelle o
il WiFi.
"Cisco ha calcolato che addirittura il 30% del traffico di
dati mobili potrebbere essere scaricato su rete fissa… Se gli
operatori riescono a cogliere questa grande opportunità, noi
pensiamo che potranno migliorare il loro flusso di cassa libero
anche del 4%”, sostiene Levy.
Ancora, gli operatori possono gestire la domanda crescente
introducendo una tariffazione a fasce per i servizi dati su mobile
insieme a policy di “fair usage” (uso corretto), oppure far
pagare di più chi vuole la garanzia sulla qualità del servizio,
suggerisce Levy.
Un altro aspetto che il report Arthur D. Little-Exane Bnp Paribas
prende in considerazione è quello dei negozi di applicazioni.
Secondo gli analisti, a dispetto della loro popolarità, gli app
store non stanno creando una nuova fonte di entrate per gli
operatori mobili. "Se ne parla molto soprattutto grazie
all’App Store della Apple e all’Android Market, o a iniziative
di diversi operatori come Orange e Vodafone, ma il fatto che siano
molto usati non si traduce in flusso di revenue", nota Levy,
perché solo il 30% dei programmi disponibili sul negozio di
applicazioni leader, quello della Apple, sono a pagamento.
"Noi prevediamo che il mercato degli app store in Europa
varrà 4 miliardi di dollari nel 2012: una cifra importante, ma che
rappresenta solo il 3% del totale delle entrate mobili”,
sottolinea Levy. Meglio per gli operatori concentrarsi sulla
fornitura di accesso a applicazioni e servizi. “La grande
opportunità di guadagno è sul lato accesso”, ribadisce
l’analista: “vendere piani tariffari per scambiare dati e
fornire piattaforme che abilitano altri servizi come i pagamenti
mobili o la pubblicità”. "I negozi di applicazioni sono di
importanza strategica dal punto di vista competitivo, ma non per il
revenue che creano”, conclude Levy.