Nel settore dei servizi postali, la fissazione del contributo è stata necessariamente retroattiva perchè dal 2012 al 2014 Agcom non ha ricevuto alcun finanziamento, né dallo Stato né dalle imprese. Lo precisa una nota di Agcom in merito ad alcune indiscrezioni apparse sulla stampa.
L’Autorità spiega che “si tratta di una doverosa sanatoria del periodo pregresso determinata da un ritardo, di certo non imputabile ad Agcom, che ha finora esercitato le sue funzioni nel settore postale pur in assenza del contributo dovuto dalle imprese regolate”.
Per quanto riguarda invece gli operatori di Tlc l’Agcom, puntualizza non solo di non aver machi chiesto il contributo con effetto retroattivo, “ma ha anche significativamente ridotto la relativa aliquota che, dopo aver raggiunto in passato il livello del 2 per mille, è scesa prima all’1,40 per mille (2014) per poi fissarsi all’1,15 per mille (2015)”.
L’attuale Consiglio dell’Agcom ha svolto una consistente azione di spending review. Oltre alla riduzione del parco macchine (passato da 10 a 3 autovetture) le spese correnti sono state ridotte di ben 6,5 milioni di euro tra il 2012 ed il 2014, intervenendo in maniera incisiva su retribuzioni, spese di locazione degli immobili e spese per consulenze.
“Infine, non va dimenticato che l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha dovuto concorrere, per alcuni anni, al finanziamento di altre Autorità amministrative indipendenti, in applicazione di una norma di legge in evidente contrasto con la normativa comunitaria – conclude la nota – Nonostante il Tar del Lazio abbia doverosamente disapplicato le norme che prevedevano tale prestito forzoso, con conseguente obbligo di restituzione dei relativi importi da parte delle autorità beneficiarie, ad oggi l’Agcom è ancora in attesa di vedersi restituite le somme anticipate.
La nota risponde all’articolo pubblicato oggi da Repubblica che faceva riferimento a una delibera dell’Autorità sulll’aumento delle imposte retroattivo sui soggetti obbligati. “A valere da subito la contribuzione sulle imprese regolate ( colossi del mercato come Telecom Italia, Vodafone o Wind) – scrive il quotidiano – viene riaggiustata allo 0,55 per mille del fatturato di due anni prima per il 2012, allo 0,56 per il 2013 e allo 0,68 per il 2014. È un aumento dell’imposizione fiscale del 23,6% in tre anni, e soprattutto retroattivo”.