Per sostenere la più rapida diffusione della sanità digitale, e garantirne il miglior uso nella innovazione del processi sanitari che cosi possono essere resi più efficienti ed efficaci, abbiamo evidenziato nel libro bianco “Telemedicina: dal dire al fare” del Cdti, grazie al contributo di Amalia Vetromile, come sia necessaria la messa in atto di un programma che rapidamente promuova già in età scolastica la cultura della sanità elettronica, con programmi di formazione specifici da attuarsi sia nell’ambito del corso di studi universitari sia come master.
I grandi processi di cambiamento e di innovazione hanno infatti necessariamente bisogno di formazione, nel suo significato più ampio di passaggio di conoscenza, di contenuti, di capacità, di modi di pensare e di essere; quindi strumenti, metodologie e percorsi di studio che aiutino le persone a raggiungere non soltanto un livello di conoscenza superiore a quello da cui sono partiti, ma anche un più alto livello di consapevolezza culturale e intellettuale.
Oggi nella maggior parte dei casi il tema è affidato alla competenza e al personale interesse del docente, “a macchia di leopardo”; troveremo, pertanto, il docente che ne parla nel suo corso di informatica, e magari assegna una tesi di laurea sul tema, oppure il cardiologo che tratta l’argomento nel suo corso di cardiologia. Non è sufficiente. Il processo di innovazione deve essere supportato da un piano condiviso di interventi formativi, sia nei corsi di laurea che in quelli di specializzazione.
Per gli studenti dei corsi di studio in Medicina e Chirurgia, Ingegneria clinica, Ingegneria biomedica e quelli delle professioni sanitarie, nonché per gli studenti delle scuole di specializzazione di Medicina, dovrebbero essere progettati dei corsi integrati dove vengono approfonditi gli aspetti non soltanto tecnologici, ma anche di appropriatezza della cura, organizzativi, sociali e psicologici connessi all’utilizzo delle tecnologie Ict nei processi di cura e prevenzione. Quindi competenze multidisciplinari che trattino l’argomento da più punti di vista.
Corsi di alta formazione e master specifici possono essere rivolti, ad esempio, ai medici di Medicina generale, che potrebbero diventare i veri motori di affermazione della telemedicina e teleassistenza sul tessuto sociale di loro competenza. Master, sia di I che di II livello, potrebbero invece essere progettati per formare vere e proprie nuove professionalità da impiegare nel campo della Sanità digitale.
Alcuni di questi corsi, ad esempio, potrebbero essere quelli di “Health Coaching”, conosciuto anche come Wellness Coaching, o di gestione organizzativa e amministrativa per coloro che vorranno operare nel campo della teleassistenza e servizi di prevenzione. In questo modo si raggiungerebbe il duplice effetto di creare un terreno adatto allo sviluppo della telemedicina e di formare professionisti che potranno trovare nuova occupazione in tale ambito.
* Club Dirigenti Tecnologie dell’Informazione