LO STUDIO

Quanto valgono i dati personali? I navigatori pronti a “cederli” per 18 euro

Una ricerca Trend Micro-Ponemon Institute svela le “quotazioni” delle informazioni online. Una password può valere quasi 70 euro. Ma il 75% degli utenti non ha alcun controllo dei proprio dati

Pubblicato il 07 Mag 2015

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La privacy si paga: le informazioni personali potrebbero essere vendute mediamente a 17,89 euro, mentre una password sarebbe quotata poco meno di 70 euro. Da una ricerca di Trend Micro, una realtà che opera nell’ambito della sicurezza del cloud, realizzata in collaborazione con Ponemon Institute, emerge che i consumatori vogliono riservatezza, ma non adottano particolari accorgimenti per proteggersi.

La ricerca, intitolata “Privacy e sicurezza in una vita connessa” che ha coinvolto 1.093 consumatori in vari paesi europei, rivela che solo il 44% dei consumatori crede che i benefici dell’Internet of Things (IoT) giustifichino le preoccupazioni che riguardano la privacy, mentre il 75% del campione ritiene di non avere alcun controllo sulle proprie informazioni personali. La ricerca mette a confronto anche la percezione che i consumatori hanno della privacy e il valore riconosciuto ai dati personali.

Un dato sorprendente rivela che la maggior parte dei consumatori, il 56%, sarebbe disposta a offrire alle aziende le proprie informazioni come genere, nome, abitudini di consumo e addirittura stato di salute e credenziali di log in, se fossero ricompensate. Nel caso in cui fosse richiesto, gli utenti metterebbero anche delle etichette con i prezzi alle loro informazioni personali, con costi che variano da 2,66 a 69,55 euro. Dalla ricerca emerge che il costo medio percepito per un’informazione personale è di 17,98 euro. Le condizioni di salute sono quotate 54,87 euro, meno delle informazioni bancarie (33 euro) e così via: ultimo posto al sesso che vale solo 2,66 euro.

Il 47% degli intervistati afferma che le preoccupazioni relative alla privacy e alla sicurezza delle proprie informazioni personali sono cresciute negli ultimi 5 anni. Solo il 44% crede che i benefici dell’Internet of Things (IoT) superino le preoccupazioni che riguardano la privacy, il 75% ritiene di avere poco controllo sulle proprie informazioni, l’80% è molto preoccupato sulla sicurezza dei propri dati personali custoditi negli smartphone e il 74% teme per le proprie informazioni personali sui social media. Il 46% non adotta protezioni o accorgimenti particolari per tenere al sicuro le proprie informazioni, il 61% ha capito che i dati hanno un valore per le aziende e il 56% sarebbe disposto a offrire alle aziende le proprie informazioni, se fossero ricompensate.

“I dati dimostrano che i consumatori sono preoccupati in tema di privacy e sicurezza, ma allo stesso tempo non comprendono a pieno il loro ruolo – ha affermato Raimund Genes, Cto Trend Micro – Anche chi si ritiene sensibile al tema della privacy non adotta particolari accorgimenti per proteggere le proprie informazioni. Questo potrebbe essere attribuito a un sentimento di impotenza o a una generale mancanza di consapevolezza. È necessaria una maggiore attenzione nella protezione della privacy e nella propria sicurezza e fortunatamente esistono svariati strumenti che possono supportare gli utenti in questo”.

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