Il ministero dello Sviluppo economico è al lavoro sul decreto Comunicazioni che sarà pronto in poche settimane. L’annuncio è stato dato ieri dal il sottosegretario al Mise con delega alle comunicazioni Antonello Giacomelli, intervenendo sul piano del Governo sulla banda ultralarga, dopo la discussione di alcune mozioni sul tema.
“In poche settimane con un decreto (che è in preparazione) occorrerà render chiari gli strumenti e avviare il processo di notifica a Bruxelles, terminato il quale essi saranno pienamente operativi”, ha detto Giacomelli.
Nel provvedimento dovrebbe essere inserito l’obbligo per ciascun operatore di comunicare ogni anno i dettagli del proprio piano triennale di investimenti per gli accessi superveloci e impegnarsi formalmente a rispettarlo. A controllare saranno Infratel (Ministero dello Sviluppo economico), Agcom e Antitrust, e in caso di inadempienze potranno comminare sanzioni.
Poco prima di annunciare il decreto sulla banda larga, Giacomelli ha parlato degli strumenti già disponibili per lo sviluppo della rete infrastrutturale per il digitale, e, appunto, di quelli che il Mise si appresta a varare con il provvedimento. Intanto, il governo ha previsto nel Fondo sviluppo e coesione uno stanziamento per il 2017 “di una cifra importante”, pari a circa 6 miliardi, ha riferito il responsabile per le politiche in materia di comunicazioni del Mise.
“Abbiamo acquisito la disponibilità della Banca europea per gli investimenti a giocare un ruolo di garanzia che consente di attualizzare quelle risorse e renderle disponibili da subito”. Mettere in campo le risorse tuttavia, “non significa averle immediatamente spendibili” ha spiegato, “perché come è ovvio, strumenti innovativi, come il credito di imposta, il voucher, il fondo di garanzia, devono passare la procedura della notifica a Bruxelles, ed è questo che il governo intende fare”. A quelli tradizionali dunque, il Mise, con il nuovo provvedimento aggiungerà “nuovi strumenti che hanno una loro maggiore efficacia, che saranno operativi subito dopo che Bruxelles li avrà dichiarati compatibili col regime della normativa europea”.
Intanto il decreto sul credito di imposta previsto dallo Sblocca Italia è ancora fermo al ministero dell’Economia che non ha ancora sciolto l’obiezione sul bando 2015 relativa al problema di copertura finanziaria .
Entro maggio, così come annunciato nelle scorse settimane dal Mise, dovranno essere notificati a Bruxelles gli aspetti operativi dei nuovi strumenti introdotti con il piano Bul: oltre al credito d’imposta ci sono il fondo di garanzia di cui il governo sta discutendo con la Banca europea degli investimenti e con Cassa depositi e prestiti nonché il voucher per l’accensione dei servizi sulla rete di nuova generazione.
Per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda europea 2020, il piano Bul prevede investimenti per circa 12 miliardi, di cui 6,5 pubblici. Di questi circa 2 miliardi provengono dai fondi Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale) che, tuttavia, non saranno sufficienti in nessuna regione italiana per raggiungere i livelli di copertura previsti dal piano Bul. “Di qui la necessità da parte del governo di negoziare un accordo con le regioni per l’utilizzo dei circa 4,5 miliardi del Fsc (Fondo sviluppo e coesione)”.