La (triplice) via italiana al broadband

L’Italia rischia di essere l’unico Paese ad avere tre reti di fibra nelle aree nere. E’ la possibile conclusione dell’inglorioso feuilleton Metroweb: i danni sarebbero per tutti, non solo per i big delle Tlc

Pubblicato il 08 Mag 2015

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Non è probabilmente un record di cui andare fieri, ma l’Italia rischia di essere l’unico Paese ad avere ben tre reti in fibra nelle aree nere. Se non fino alle case, almeno fino al cabinet.

È questo il risultato, a meno di ormai improbabili colpi di scena, della conclusione ingloriosa del feuilleton Metroweb. Impantanatosi non sugli obiettivi da raggiungere, ma sul controllo della società. “Niente condominio con altri operatori e possibilità di acquisto della nuova rete dopo tot anni” è stato il mantra di Telecom Italia, inascoltato dalla controparte. “I nostri servizi sono inscindibili dalla rete. Se avessimo accettato l’impostazione di Metroweb, altro che accordo: ci avrebbero mandati tutti a casa”, non cessano di spiegare Recchi e Patuano.

Risultato, ognuno sta andando per la sua strada senza nessun coordinamento. Telecom Italia ha spinto sul piano di investimenti e sulla commercializzazione dell’Fttc, con qualche recondito pensiero di accelerare anche sulla Ftth. Senza disdegnare di partecipare (unica) alle gare Infratel nelle zone grigie e bianche.

Vodafone ha già portato l’Fttc in 50 città e punta ad arrivare a quota 150. Anche in accordo con Metroweb: sta già avvenendo con l’Ftth a Torino. Fastweb tira dritto per la sua strada, cabinet dopo cabinet.

Resta da capire cosa farà Enel, ultima sponda di Metroweb. La società elettrica deve modernizzare la rete che porta energia nelle case. Scavare per scavare, tanto vale metterci anche la fibra da offrire agli operatori. Farlo in partnership con Cdp al 50% e con un 25% supportato da agevolazioni pubbliche significa fare bingo: un mero costo diventerebbe un business. “Ma così la fibra arriverebbe alle case”, fanno notare in Cdp.

Ma rischiano di arrivare anche i guai. Quando toccherà guardare alla bottom line dei bilanci. Un cabinet Fttc serve, grosso modo, 600 appartamenti. Il mercato potenziale che può ripagare l’investimento si riduce proporzionalmente col numero di armadi presenti. È la concorrenza infrastrutturata, bellezza. E, poi, quale sarà il tasso di conversione alla fibra degli utenti? La domanda di accessi veloci cresce, ma ritmo ed estensione restano incognite.

Qualcuno potrebbe farsi male. Ma i danni sarebbero di tutti. Non è di certi record che l’Italia ha bisogno.

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