Fieg ad Agcom: “Dica no a Poste su consegna giornali a giorni alterni”

L’associazione degli editori: il problema riguarda 5.296 Comuni. Costa: “Sarebbe una violazione del diritto all’informazione. Grave negare ai cittadini la consegna tempestiva di quotidiani e periodici”

Pubblicato il 08 Mag 2015

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“L’Agcom dica no alla proposta di Poste Italiane di recapitare la corrispondenza, e con essa i giornali agli abbonati, a giorni alterni in 5.296 comuni, perchè inaccettabile. Rappresenta, infatti, una palese violazione dei diritti di cittadinanza e del diritto all’informazione, negando l’accesso all’informazione quotidiana e penalizzando l’accesso all’informazione periodica ai cittadini di 5.296 (su 8.046) comuni italiani”. Lo hanno sostenuto gli editori della Fieg nel corso dell’audizione svolta stamane presso l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nell’ambito della consultazione pubblica sull’attuazione di un modello di recapito a giorni alterni della corrispondenza avanzato da Poste Italiane.

“La proposta di Poste – afferma Maurizio Costa, presidente della Fieg – è ancora più grave se si considera che in molti degli oltre 5mila comuni interessati il recapito postale costituisce l’unico mezzo di accesso alla stampa. Negare ad un quarto dei cittadini italiani la possibilità di ricevere ogni giorno il proprio quotidiano e con tempestività il proprio periodico costituisce, oltre che un pesante e irreparabile danno per le imprese editrici, una lesione grave di un principio costituzionalmente garantito quale quello del diritto all’informazione”.

Gli editori, si legge in una nota della Federazione, si appellano all’Agcom, che ha il compito tra gli altri di vigilare e garantire a tutti i cittadini l’accesso all’informazione, affinchè non autorizzi l’attuazione del modello proposto che costituisce una palese violazione della direttiva europea sul mercato dei servizi postali che prescrive la distribuzione a domicilio della posta, e quindi dei giornali agli abbonati, almeno cinque giorni lavorativi a settimana. “In tale contesto – conclude il comunicato – è pretestuoso considerare la scelta di un quarto dei cittadini di vivere nei 5.296 comuni individuati da Poste una ‘circostanza o condizione geografica eccezionale’, tale da consentire di derogare al principio garantito dalla direttiva europea”.

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