La via per trasformare le nostre città in smart cities o meglio in “sentient cities”, città senzienti, capaci di leggere i dati prodotti dai propri abitanti e di utilizzarli per gestire al meglio i servizi, passa attraverso la realizzazione di autostrade digitali capaci di collegare terminali intelligenti, raccogliere informazioni ed analizzarle per permettere a chi ci governa di prendere decisioni in maniera più consapevole. Non è uno scenario che ci proietta troppo nel futuro. Da qui a tre anni il 60% dei contatori del gas delle utenze domestiche dovrà essere in grado di inviare alla centrale i dati sui consumi reali, semplificando la vita ai cittadini e permettendo di ottenere informazioni preziose per gestire la rete e le politiche energetiche locali e nazionali.
Ma non è tutto. Un’altra direttiva europea prevede che, sempre nel 2018, tutte le autovetture siano dotate del sistema e-call ossia della capacità di contattare automaticamente (e in autonomia) la centrale operativa di emergenza in caso di incidente. Se a questo sommiamo gli oltre 36 milioni di contatori elettrici intelligenti già installati nella maggior parte delle nostre abitazioni, i 37 milioni di smartphone in nostro possesso e gli altrettanti telefoni cellulari otteniamo un numero di dispositivi in grado di rilevare ed inviare dati sui nostri consumi, sui nostri spostamenti e sulle nostre abitudini davvero impressionante.
È una piccola parte del famoso Internet of Things: una enormità di sensori sparsi sul territorio che rappresentano una fonte di informazione preziosissima per chi è chiamato a prendere decisioni. Moltissime, infatti, le sperimentazioni in chiave smart avviate dalle nostre città che vanno proprio in questa direzione, anche se la maggior parte di esse faticherà a superare lo stadio della sperimentazione. Il punto centrale è che raccogliere queste informazioni costa. Una soluzione però potrebbe esserci se si riuscisse a creare economie di scala tra reti e servizi diversi, come stanno tentando di fare i 6 progetti pilota co-finanziati a fine 2014 dall’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas destinati a sperimentare in otto città italiane reti per il monitoraggio intelligente dei consumi di gas che integrino servizi differenti, come l’illuminazione pubblica o la gestione dei rifiuti.
Grandi autostrade per i dati, dunque, ma è chiaro che i dati non sono l’obiettivo, sono il mezzo per raggiungere altro: dai dati alle informazioni, dalle informazioni alla conoscenza e da qui alle decisioni. È il modello del cosiddetto data driven decision.
“Se non puoi misurarla non puoi gestirla” diceva Stephen Goldsmith vice sindaco di New York ai tempi di Bloomberg – spiega Gianni Dominici, Direttore Generale di Forum PA -. Possiamo chiamare il momento che stiamo vivendo come società dell’informazione o società dei dati, ma è evidente che ci troviamo in un contesto in cui l’informazione e la conoscenza sono la materia prima per costruire valore e chi ci governa deve prenderne atto”. Con l’Internet of things le città hanno a disposizione uno strumento formidabile per razionalizzare la propria attività, sia dal punto di vista del controllo della spesa, sia dal punto di vista della fornitura dei servizi. “La sfida a cui lavoriamo da anni con soggetti come l’Osservatorio Smart City dell’Anci, l’Istat, Federutility o gli Osservatori del Politecnico di Milano – chiude Dominici – è dotare l’amministrazione delle capacità di muoversi all’interno di questa miniera di dati. Prossima tappa di questo percorso sarà Forum PA 2015 dal 26 al 28 maggio con due appuntamenti istituzionali e una serie di workshop dedicati proprio all’IoT e al Data driven decision”.