Il governo italiano “è preoccupato per la definizione di una possibile ‘lista nera’ degli investimenti definita ex ante” da parte dell’Antitrust europeo in relazione agli aspetti di aiuti di Stato sollevati all’interno della Commissione europea. E’ questa la posizione espressa esplicitamente dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, nel corso della riunione Ecofin.
La Concorrenza di Bruxelles, infatti, sta preparando una “guida” di orientamenti per assicurare il rispetto delle regole sugli aiuti di Stato e tra diversi governi, tra cui quello italiano, c’è il timore che una interpretazione eccessivamente rigida dell’approccio antitrust complichi il quadro delle “opportunità di investimento” date dal piano Juncker. Il problema è piuttosto semplice: essendo l’intervento pubblico europeo con garanzie necessario perché esiste un fallimento del mercato (non ci sono cioè investitori disposti a investire), non dovrebbero ricorrere le condizioni per una “illegittimità” rispetto alle regole di concorrenza.
E la questione potrebbe riguardare anche la banda larga che è una delle proposte chiave presentate dall’Italia. Tra le proposte tricolore per il Piano Juncker spiccano gli investimenti per le piccole e medie imprese e per la digitalizzazione (82,2 miliardi di euro totali, di cui 39,5 investiti tra il 2015 e il 2017). La banda ultralarga e il raggiungimento degli standard europei saranno in prima linea nei programmi di digital economy. Quasi 73 miliardi di euro saranno investiti in totale per finanziare piani dedicati alle infrastrutture di trasporto, mentre all’energia l’Italia dedicherà 26,6 miliardi, di cui 13,9 tra il 2015 e 2017. Per l’Europa, invece, il settore energetico sarà il più importante e riceverà finanziamenti totali per 456,6 miliardi di euro, seguito dai trasporti (434,2 miliardi).
L’Efsi – il fondo nato col piano – prevede un meccanismo di garanzia di 21 miliardi di euro che consentirà alla Banca Europea degli Investimenti (Bei) di erogare prestiti a progetti di investimento che, per il rischio o per il profilo dell’impresa, avrebbero difficoltà ad accedere al credito.
Il Piano Juncker conta molto sull’effetto “moltiplicatore” per cui: quando un progetto è approvato dalla Bei ed il prestito viene erogato si punta ad amplificarne l’effetto, ad esempio stimolando la concessione di credito anche da parte di banche private attraverso l’emissione di project bond, ma soprattutto cercando di attrarre sui progetti approvati capitale di rischio di privati e misure nazionali di aiuto (quali defiscalizzazione o incentivi a fondo perduto).