È passato più di un anno dall’insediamento del governo Renzi e bisogna riconoscere che mai prima d’ora la politica aveva posto con altrettanta chiarezza la necessità di superare il digital divide e dotare finalmente l’Italia di un’adeguata infrastruttura in banda larga e ultralarga. Sul piano pratico, però, lo slancio del governo si è scontrato con una serie di ostacoli interni ed esterni alle istituzioni. Su quest’ultimo fronte, una falsa partenza è sicuramente capitata sull’Agenzia digitale che, al netto di ogni analisi su uomini e risorse, avrà sicuramente bisogno di una messa a punto delle finalità prioritarie da raggiungere e dei relativi strumenti.
Sul fronte del mercato, invece, non si è fatto alcun progresso sulla diatriba di fondo che oppone ormai da anni, sia pure con accenti diversi, il governo da un lato e Telecom Italia sulla formula della collaborazione tra i diversi soggetti che, secondo logica, dovrebbero collaborare alla realizzazione della rete in fibra dove manca. Da una parte, l’ex incumbent, che presenta piani di investimento e ruolini di marcia molto ambiziosi, affermando di aver sostanzialmente superato il problema del debito. Dall’altra la pubblica Metroweb che per conferire la propria eccellente ma piccola rete vorrebbe in cambio avere un ruolo di governance importante; e ancora gli altri operatori, a loro volta pronti a partecipare ma non in una posizione subalterna a quella di Telecom. È difficile individuare una via d’uscita dall’impasse.
Ed invece occorrerà trovarla, se si vorranno cogliere le straordinarie opportunità di connessione col mondo, innanzitutto commerciali ma non solo, che l’Italia del boom delle esportazioni in corso e dell’Expo 2015 deve poter perseguire. Un’alternativa – che noi di 3 Italia abbiamo da sempre costruito ovunque ci sia stato possibile – è quella di una forte e potente rete in banda larga mobile, che in molti casi e in moltissime zone d’Italia offre già a milioni di nostri clienti una risposta pressoché esaustiva alle esigenze di connettività. Ma la seconda potenza manifatturiera d’Europa ha bisogno di qualcosa in più, che i prossimi mesi dovranno assolutamente consegnarle.