Ceschini (Indra): “Più della banda larga contano i clienti”

Parla il direttore mercato Telecomunicazioni per l’Italia della multinazionale: “Nel settore delle Tlc vince chi sa offrire i servizi più personalizzati”

Pubblicato il 12 Mag 2015

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“Il mercato delle Tlc sta cambiando. Non conta più soltanto vendere la banda. Sempre di più sono premiate le aziende in grado di offrire ai consumatori la customer experience più coinvolgente». A parlare è Fabrizio Ceschini, direttore mercato Telecomunicazioni per l’Italia di Indra, la multinazionale di consulenza e tecnologia che nel mercato tlc serve con le proprie soluzioni oltre 280 milioni di clienti appartenenti ad operatori mobili, ai quali offre tecnologie e servizi per il supporto al business e alle operations (Bss e Oss), sistemi di comunicazione satellitari, sistemi di gestione aziendale audiovisivi, servizi di televisione digitale e soluzioni new media, e che annovera Tim, Vodafone e Wind tra i propri clienti.
Ceschini, quali sono le direttrici di cambiamento del mercato tlc?
C’è stato un momento, quando era strategico essere early adopter, in cui l’elemento differenziante era quello tecnologico, la disponibilità di banda: contava la sperimentazione, il lancio di nuovi servizi, il 4G, la velocità. Oggi invece si devono indirizzare i grandi numeri per ottenere revenue e margini. Non conta più essere solo pionieri, ma portare l’offerta al grande pubblico. Su questo gli over the top insegnano che conta la qualità dell’esperienza d’uso. Il modello di business delle Telco è diverso da quello degli Ott, ma in alcuni casi c’è complementarità. Gli operatori hanno la possibilità di monitorare la “giornata” digitale degli utenti dallo switch on allo switch off del telefono: possono capire, con le offerte integrate, quanto usiamo la telefonia fissa e quanto il mobile, per le telefonate e per il web. Anche la collaborazione tra operatori telefonici e Ott può portare ad analisi più complete del comportamento degli utenti, fondamentale per massimizzare la monetizzazione dei servizi.
Quindi prezzi e tariffe sempre più personalizzati?
E’ una delle prospettive più interessanti: per gli utenti il risultato deve essere quello di avere servizi che rendono la vita più semplice, con la tecnologia che permette di differenziare i livelli e la qualità di servizio in maniera dinamica. L’obiettivo è di poter usufruire con il proprio operatore di offerte in tempo reale: se decido di guardare un film attraverso la banda larga, la telco potrà indirizzarmi un’offerta in cui pago l’alta qualità della connessione per il tempo che mi serve, con il giusto rapporto qualità prezzo, per poi tornare al profilo standard. Quello che era la “pipe”, il tubo, diventa così “smart pipe”.
Questo ci introduce nel campo dell’Internet of things.
Indra ha in campo esperienze importanti sulle smart city, come a La Coruña, in Spagna, tra le più innovative. La nostra piattaforma, “Sofia 2”, è in grado di garantire la più completa interoperabilità, un framework trasversale che raccoglie le informazioni che vengono dal basso, a partire – a proposito di Iot – dalla sensoristica, ma anche dai social, e ne facilita l’integrazione e la fruizione intelligente tramite applicazioni: può raccogliere in un’unica piattaforma le informazioni più diverse, ad esempio, sulla qualità dell’aria, sulla gestione energetica della città, sulla mobilità e sugli eventi turistici. Il sistema è da una parte open source, quindi aperto ai contributi della comunità degli sviluppatori, ed è anche un prodotto proprietario rivolto agli operatori telefonici e alle amministrazioni.
Quanto conta in questo settore la collaborazione tra privati e la PA?
E’ fondamentale. Ci sono smart solution che hanno preso piede prima di altre, con chiari modelli di business, come per le smart car e le smart utilities, che potranno portare a polizze assicurative e utenze energetiche con tariffe personalizzate a seconda del comportamento dell’utente. Su questo big data e analytics saranno centrali. Ma queste opportunità di cambiamento si applicano in parte anche alla pubblica amministrazione, ma con obiettivi mirati soprattutto all’ottimizzazione delle risorse, all’efficienza dei servizi pubblici nonché alla riduzione dei costi di gestione. Ad esempio, la Smart City è attualmente caratterizzata ancora come sperimentazione, anche per le disponibilità economiche della PA che rallentano l’adozione posticipando i benefici. Così i nuovi modelli di business sono “collaborativi”: fornitori di tecnologia, di connettività e PA sono sempre più chiamati a “costruire” insieme un ecosistema di soluzioni che nel lungo periodo porterà tutti a beneficiarne. Vuol dire che non esistono più concorrenti e sistemi chiusi: mi piace chiamarla coopetition: si lavora insieme per aree complementari.

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