La Commmissione europea sarebbe pronta a imporre il pagamento dell’Iva sui “rewards” del crowdfunding, i “premi” che le società del crowdfunding pagano ai loro donatori. L’assenza di una tassa ha permesso al modello di business di questi siti di prosperare ma, mentre l’Ue ritiene che anche il crowdfunding debba assoggettarsi al generalizzato pagamento dell’Iva, l’imposizione di questa tassa potrebbe, secondo alcuni esperti, ostacolare l’utilizzo da parte delle start-up di questa forma accessibile di finanza alternativa.
Il crowdfunding è un processo di finanziamento collettivo “dal basso”, tramite cui più persone contribuiscono con somme di denaro di varia entità a un progetto o a un’iniziativa di cui si fanno sostenitori. Il modello basato sui rewards è il più diffuso: si fornisce una ricompensa o premio alle persone che effettuano una donazione per un progetto.
La proposta di far pagare l’Iva sui questi premi è stata mandata lo scorso mese al Value Added Tax Committee dell’Unione europea, riporta oggi il Financial Times. Se la proposta sarà accettata, le aziende che raccolgono soldi sulle piattaforme online “dal basso”, come Kickstarter e Indiegogo, finirebbero col dover far pagare anche il 23% di tassa sui loro “premi” ai sostenitori. Ciò potrebbe trasformarsi in un deterrente al ricorso al crowdfunding, avvertono alcuni esperti.
“C’è il rischio che l’Ue tagli via una fonte agile e in crescita di finanziamento per le piccole imprese”, afferma Stian Westlake, executive director of policy and research di Nesta, ente no-profit briannico. “Avrà l’effetto di congelare lo sviluppo del settore”.
Richard Asquith, vice-president of global tax di Avalara, azienda che produce software per il settore fiscale, pensa che la Commissione andrà fino in fondo e imporrà il pagamento dell’Iva sui rewards. “Le autorità non gradiscono questi sistemi che sfuggono alle maglie del fisco”, afferma.
Il crowdfunding nelle sue varie forme è oggetto di analisi da parte della Commissione Ue. Anche le piattaforme di crowdfunding che offrono partecipazioni nelle start-up — il cosiddetto equity crowdfunding — o prestiti oggi non pagano l’Iva; tuttavia, secondo gli esperti sentiti dal FT, è più probabile che queste attività siano lasciate esenti da Iva perché forniscono un servizio finanziario.