Il 3 marzo 2015 il Consiglio dei Ministri ha approvato i due Piani Strategici che accompagneranno e faciliteranno il percorso dell’Italia verso l’eliminazione del gap, tutt’ora significativo, con gli altri paesi europei per realizzare gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea entro il 2020: il Piano Strategico Banda Ultra Larga e il Piano Strategico Crescita Digitale. I Piani vanno nella giusta direzione: promuovere l’upgrade della rete di accesso tramite lo sviluppo capillare della fibra ottica in luogo del rame e la completa digitalizzazione dei più importanti sistemi informativi della PA. L’industria ICT che opera in Italia è estremamente positiva su tali direttrici strategiche. E’ evidente che un obiettivo significativo è già stato raggiunto: gli Operatori di Telecomunicazioni hanno formalizzato e stanno procedendo a realizzare notevoli velocizzazioni dei loro piani di sviluppo delle reti di accesso a Banda Ultra Larga.
Focalizzandoci per ora sull’obiettivo di copertura al 100% con linee di comunicazione capaci di offrire servizi a 30 Mbit/s in downstream, si nota che i suddetti Piani (il Piano Telecom Italia è stato presentato alla comunità finanziaria a Febbraio 2015) indicano una realizzazione al 75% di tale obiettivo al 2017. Il Piano del precedente anno indicava il 60% al 2016. Due sono gli elementi che hanno indotto ad una accelerazione dello sviluppo BUL: 1) l’utilizzo dei finanziamenti EUROSUD relativi al quadro di sostegno comunitario 2007 – 2013 e 2) la focalizzazione del Governo su tale strategia.
A valle del 2017 mancherà solo la copertura di un 25% delle linee, ossia 5 milioni. Proseguendo con la metodologia di incentivazione modello CLAW BACK (i Fondi Europei FESR, FEASR ed FSC finanziano al 70% gli sviluppi nelle Aree Bianche) è possibile agevolmente raggiungere l’obiettivo di copertura 100% a 30 Mbit/s.
Cosa occorre fare da oggi? Occorre formalizzare i Bandi di Gara a livello regionale atti a mettere in competizione i fondi a fronte dei migliori obiettivi di copertura, assegnare i fondi e realizzare le reti. In questo caso l’architettura FTTC è più che adeguata. La copertura 4G mobile può aiutare e migliorare il risultato.
Infratel sarà il veicolo per costruire i bandi di gara regionali e in parte potrà intervenire direttamente. Le Regioni stanno già programmando, nei propri Piani, l’utilizzo per tale scopo dei fondi FEASR e FESR relativi al nuovo quadro di sostegno 2014 – 2020. Dunque non c’è nulla da inventare, sappiamo quello che c’è da fare e dobbiamo farlo! Consideriamo ora l’obiettivo del Governo che indica nell’85% la copertura della popolazione con servizi a 100 Mbit/s. Molti considerano questo obiettivo eccessivo in quanto, con le tecnologie di oggi, occorrerebbe cablare almeno 12 milioni di linee (FTTB, FTTH).
Credo che sia un obiettivo ambizioso ma importante. Infatti: In Europa siamo nelle ultime posizioni sulle infrastrutture di rete a Banda Ultra Larga (anche per assenza di TV via Cavo); La rete in rame non sarà eterna e non sarà la base delle future reti.
Già oggi gli obiettivi a 100 Mbit/s risultano insufficienti per servizi di comunicazione, internet e televisivi che fanno sempre più perno sui video HD ed Ultra HD. Gli obiettivi della DAE fissati nel 2010 (100 Mbit/s) rappresentano solo una tappa intermedia verso il nuovo target di 1000 Mbit/s. In Francia già oggi l’incumbent offre connessioni a 500 Mbit/s. Come raggiungere allora questo sfidante obiettivo di cablaggio? Occorre: aggiornare i risultati delle consultazioni con i nuovi piani degli Operatori (lo si sta già facendo); aggiornare le normative ed i regolamenti per la posa dei cavi in fibra ottica, consentire le mini e micro trincee, incoraggiare le tecnologie NO DIG, consentire la posa aerea su infrastrutture esistenti e la posa in facciata; realizzare i bandi di gara per i finanziamenti ipotizzando che gli Operatori copriranno con proprie risorse almeno il 30% delle linee nei prossimi 5 anni con FTTH/FTTB.
Per raggiungere l’85% integrando i piani privati occorre intervenire su circa 10 milioni di linee, appartenenti alle Aree Bianche del Paese, con un contributo pubblico almeno al 70%, il che è compatibile con i 6 miliardi già indicati dal Governo.