Lombardi (Telecom Italia): “E’ ora di fare open innovation”

Parla la responsabile Innovation & Industry Relations: “La convergeneza Tlc-IT è un dato di fatto: i player devono combinare adeguatamente il mondo delle competenze core con il fermento innovativo che viene dal mondo esterno”

Pubblicato il 18 Mag 2015

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I movimenti verso la convergenza Tlc-IT spingono le telco a cambiare il modo di fare innovazione, ma anche di organizzare le attività di R&S. A spiegare a CorCom quello che sta succedendo e come si stanno attrezzando i player per affrontare la sfida del cambiamento, Lucy Lombardi, responsabile Innovation & Industry Relations di Telecom Italia.

Come cambia il modo di fare innovazione per una telco in un’era in cui i confini tra Tlc e internet sono sempre più labili?

Internet ha insegnato cose importanti al mondo delle telecomunicazioni tradizionali. In particolare, la prima generazione di Internet ha dimostrato che l’importanza centrale dei servizi di comunicazione pensati per i dati (quindi per le macchine) e non solo per la voce. La seconda generazione di Internet ci ha fatto capire la potenza del mashup dei servizi, costruita su piattaforma aperte, in cui sia facile combinare fra loro le componenti di comunicazione e integrarle in applicazioni che servono altre industry. In entrambi i percorsi un ruolo centrale è stato giocato dalla potenza del dispositivi utilizzati: prima il PC e ora gli smartphone, che hanno spostato gran parte dell’intelligenza di controllo dal centro della rete ai suoi bordi. Questo è il dato centrale con cui un Telco deve misurarsi. In questo contesto, anche l’innovazione telco deve passare da essere guidata da principi di R&D dove il valore risiede nella capacità di generare e sviluppare all’interno, idee e soluzioni innovative, ad essere guidata da principi di Open Innovation dove invece il valore è nella capacità di catalizzare anche idee esterne, di saperle intercettare e valorizzare.

Concretamente come si fa innovazione e quale nuovo ruolo per i laboratori di ricerca?

L’innovazione di oggi deve combinare adeguatamente il mondo delle competenze core, tipico dei centri di ricerca interni alla azienda, con il fermento innovativo che viene dal mondo “esterno”. Come spiegano bene Brynjolfsson e McAfee nel loro “Second Machine Age” oggi molte delle innovazioni più disruptive sono il risultato di una ricombinazione creativa di tecnologie già disponibili. Perché questo processo sia di successo all’interno di una organizzazione complessa come è un telco è necessario creare le giuste sinergie fra chi conosce bene capacità e vincoli delle tecnologie core e chi, conoscendo i bisogni applicativi dei vari mercati, costruisce soluzioni innovative. I laboratori di ricerca devono anche diventare il canale attraverso cui l’innovazione esterna atterra e si integra nel contesto aziendale. Alla base è necessario anche un cambiamento culturale, più orientato all’ascolto, agli soft skills, all’identificare opportunità e a giostrarsi bene nella complessità.

Dove sta investendo Telecom Italia?

Telecom Italia è impegnata nel supportare la trasformazione digitale del paese e ci siamo impegnati nell’arco di Piano 2015-2017 per investimenti in Italia pari a 10 miliardi di cui la metà su investimenti innovativi. Oltre alle infrastrutture è necessario anche alimentare la domanda attraverso servizi disegnati secondo le esigenze specifiche del mercato. Big data, IoT, Smart Home, Agricutlure sono solo alcune delle aree su cui sto indirizzando l’Innovation di Telecom Italia.

Come si sta attrezzando Telecom per vincere la sfida della open innovation?

Abbiamo creato un percorso virtuoso di collaborazione stretta, dire a contatto di gomito, con importanti università italiane, costruendo i Joint Open Lab. I Jol sono luoghi concreti di interazione fra il mondo Telecom Italia e il mondo della ricerca universitaria, che hanno il compito di essere i nostri sensori remoti di innovazione, già in grado di intercettare e selezionare le ricerche del mondo scientifico/accademico per noi più promettenti. Il passo che stiamo ora affrontando è quello di approcciare anche alcune importanti università esterne. Abbiamo, ormai da molti anni, sollecitato il mondo dell’imprenditoria innovativa giovanile italiana attraverso il percorso di TimWcap, che ha aiutato nella crescita, prima con l’ausilio dei laboratori di ricerca e poi con la creazione dei 4 specifici acceleratori, oltre 220 progetti e “idee di impresa”. Facciamo infine in modo continuativo scouting di startup nel contesto internazionale, interagendo con investitori, istituzioni nazionali, associazioni dedicate, e valutiamo la possibile integrazione delle loro tecnologie e soluzioni all’interno del nostro processo di innovazione prodotto.

Quali sono risultati raggiunti da TimWCap?

L’esperienza ci parla di numeri importanti. Dal 2009 abbiamo analizzato oltre 7000 business ideas ricevute in risposta ai vari bandi, ed abbiamo assegnato grant per 4.5 M€. Lo scorso anno abbiamo aperto i nostri 4 acceleratori, oltre 3000 mq dedicati a mentorship e co-working collocati nelle città di Milano, Bologna, Roma e Catania. Ma soprattutto, a valle di tutto questa attività, è poi importante creare le condizione perché l’innovazione sia attuata in azienda, e questo implica inevitabilmente il fatto di integrarsi con i percorso operativi aziendali. La costruzione di un ramo particolare dell’albo Fornitori Telecom Italia dedicato alle startup, che per loro stessa natura non possiedono i requisiti richiesti dal nostro processo di selezione fornitori, è il tipico esempio di passaggio di processo non particolarmente “exciting” dal punto di vista tecnologico ma fondamentale per permettere al processo di Open Innovation di avere impatto. Ad oggi abbiamo inserito in questo “albo speciale” 21 startup di TimWCap, e il percorso prosegue.

Telecom Italia ha avviato una collaborazione proficua con Eit Ict Labs. Quali frutti ha portato e quali sono le prospettive di sviluppo della partnership?

Intanto vorrei dire che Eit Ict Lab è stato per noi lo stimolo per realizzare il primo JoL, che è stato fatto insieme all’Università di Trento proprio per poter essere integrato al meglio con le attività e gli obiettivi di Eit Ict Labs. I frutti della collaborazione si vedono principalmente nel percorso di messa a terra di idee e progetti innovativi. Eit Ict Labs è stato il contesto ideale per lanciare sperimentazioni sul territorio, coinvolgendo cittadini e istituzioni del Trentino, e mettere a punto tecnologie e soluzioni grazie al feedback veloce ottenuto dal “mercato.” Oltre a questo la relazione con gli altri nodi garantisce una visibilità più ampia delle opportunità di applicazione, e ci mette in contatto anche con le piccole realtà innovative che gravitano nell’orbita degli altri nodi: un passaggio per noi davvero importante.

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