L’autorità garante per la privacy belga accusa Facebook di agire in violazione delle leggi locali sulla protezione dei dati personali, e annuncia di voler approfondire le proprie indagini sul social network. Una procedura che potrebbe portare a sanzioni e alla richiesta di cambiare le regole delle pratiche commerciali del social. Il regolatore belga, come quelli di Olanda e Germania, aveva aperto nei mesi scorsi la propria istruttoria su Facebook: recentemente si sono unite le authorithy di Francia e Spagna.
Dal canto proprio Facebook respinge la procedura affermando di dover rispondere soltanto alle decisioni e al controllo delle autorità irlandesi, dove la società fondata da Mark Zuckerberg ha la propria sede legale. Posizione a cui il regolatore belga si oppone facendo presente di avere la piena autorità sulla società statunitense, dal momento che su Facebook ha un piccolo ufficio in Belgio, ed è quindi soggetto alla legge belga.
Il garante belga ha già recapitato a Facebook una serie di raccomandazioni a seguito della fase preliminare dell’inchiesta, basandosi su uno studio accademico che l’authority aveva commissionato sulle politiche di Facebook rispetto alla privacy, pubblicato venerdì come parte di un progetto più ampio per esaminare le politiche sulla privacy del social e l’uso che fa dei dati dei propri servizi come Instagram e Whatsapp per indirizzare meglio la pubblicità.
“Il modo in cui Facebook non si cura delle vite private dei suoi iscritti e di tutti gli utenti di Internet richiede una reazione – afferma Willem Debeuckelaere, presidente della commissione. “Facebook è in una posizione unica – si legge nel report – dal momento che può collegare facilmente le abitudini di navigazione dei propri utenti alla loro reale identità, alle loro interazioni online e ai dati sensibili come le informazioni sulla salute e le preferenze politiche, religiose e sessuali”.
Le prime del Garante sono essenzialmente basate su uno dei dieci punti principali emersi dal report, cioè l’uso da parte di Facebook di plug-in per tracciare il comportamento degli utenti. Dal momento che Facebook non chiede agli utenti il permesso di utilizzare cookies, questo comportamento potrebbe violare le regole sulla privacy del Belgio, ma anche dell’Ue.
Facebook ha finora respinto la competenza del garante belga e i risultati dei suoi approfondimenti, sottolineando soltanto che la questione del tracciamento era il risultato di un problema tecnico che l’azienda sta occupandosi di risolvere. “L’applicabilità dei rilievi dei regolatori del Belgio non è chiara – sottolinea un portavoce del social network al Wall Street Journal – Ovviamente prenderemo in considerazione tutti i rilievi quando ci arriveranno dal nostro regolatore per l’Europa, il commissario per la protezione dei dati personali dell’Irlanda”.