Nel mercato globale la crescita passa per uno stimolo bilanciato di domanda ed offerta. Il sostegno della sola domanda non basta senza un’offerta competitiva, perché rischia di stimolare più l’import che produzione e occupazione. Occorre sostenere gli investimenti: la Francia, con un’economia simile alla nostra, ha lanciato un piano da 2,5 miliardi di detrazioni aggiuntive fino al 40% sugli ammortamenti per 12 mesi. Occorre premiare fiscalmente chi investe e assume – mentre al contrario gli studi di settore scoraggiano le piccole imprese e solo ora si avverte un alleggerimento dell’Irap.
Il rilancio delle infrastrutture è una carta importante, ma si dovrebbe operare secondo due assi: investimenti utili e che concorrano a fare dell’Europa, e di riflesso dell’Italia, un mercato non solo della domanda ma anche dell’offerta: sostenere ricerca, produzione, export europei, se non si vuole che l’Europa resti ai margini della ripresa. Gli investimenti pubblici nelle reti devono essere condotti con un occhio al ritorno della spesa per la migliore allocazione di risorse limitate, favorendo la “coopetition” tra privati e la collaborazione pubblico-privato. Politiche europee che, a differenza degli Usa, hanno privilegiato i consumatori ma penalizzato gli operatori rischiano di tradursi in costosi interventi pubblici a sostegno degli investimenti.
Nuove tecnologie stanno emergendo per le reti e soluzioni più economiche e rapide, basate sul mix tecnologico possono essere d’aiuto. Parafrasando un’espressione contenuta nel piano governativo, anche un’autostrada a tre corsie invece che sei, potrebbe essere benvenuta se, in compenso potremo avere più aree di servizio e interconnessioni, la sicurezza necessaria nei tempi del cloud e dell’IoT e, fuor di metafora, servizi e applicazioni davvero utili alle imprese e ai cittadini per semplificare e migliorare la competitività.