“I motori di ricerca e i social hanno un potere mai visto. Conoscono tutto di noi, i gusti, le scelte. La posta in palio è anche quella delle libertà democratiche”. L’allarme arriva da Antonello Soro, Garante della Privacy che dalle colonne di Repubblica invoca un aiuto dall’Europa. “E’ ora che si muova anche l’Europa che è soprattutto lenta” nell’affrontare le grandi sfide legate alle tecnologiche.
Secondo Soro oggi “Google, Facebook, Amazon hanno un potere che nessuno mai nella storia dell’umanità. Sanno tutti di noi, delle nostre scelte, dei nostri gusti. Questa mole di dati permette a un ristretto gruppo di aziende di orientare sia i consumi sia la produzione dei beni. E domani, dopo averci detto quale cellulare comprare o quale libro leggere, potrebbero suggerirci magari anche per chi votare”.
Soro ammette di confrontarsi “con questi colossi beninteso senza ostilità preconcette”, ma l’Authority rimane nazionale, mentre il raggio d’azione di questi grandi gruppi è mondiale. Soro racconta come con l’Autorità che presiede abbia imposto a “Google delle norme stringenti sulla profilazione degli utenti. Lo abbiamo fatto già nel luglio 2014 stabilendo tutele concrete in favore di chi naviga”.
Secondo il Garante l’atteggiamento di Google sarebbe “cambiato molto dopo la sentenza della Corte di Giustizia Ue del 2014 sul diritto all’oblio. La sentenza Google-Spain, che sancisce il diritto a vedere cancellati alcuni dati sensibili dai motori, sia pure a certe condizioni, afferma la competenza delle autorità europee per la privacy anche su imprese con certificato di residenza fuori dall’Europa”.
Mentre le nuove norme per la profilazione online saranno “operative entro fine anno, a 18 mesi dal varo del provvedimento”. Ma molto deve essere ancora fatto, in particolare in Europa. “Noi abbiamo fatto un pezzo di cammino – dice Soro a Repubblica – Un altro pezzo è nelle mani dell’Europa. Va nella giusta direzione la Risoluzione del Parlamento europeo del novembre 2014 che chiede a Google, anche a Google, di tenere separate le attività del motore di ricerca dagli altri suoi servizi. Se un principio del genere diventasse cogente, Google non potrebbe più cumulare i dati che incamera attraverso il suo motore quelli raccolti dalle tante società acquisite in questi anni. Il problema vero è che la Risoluzione è un atto simbolico, non obbligatorio».
Inoltre sul nuovo regolamento Ue sulla protezione dei dati personali è stato presentato a gennaio 2012 e ancora fermo il Garante mette in guardia circa una incognita “dimenticata”. Riferendosi “alle società orientali che cominciano ad affacciarsi nel commercio elettronico. La loro forza è pari a quella delle aziende americane. Eppure sono fuori da qualsiasi radar o controllo.
Infine, secondo Soro i cookies, sarebbero ormai superati. “Ci siamo accorti che i colossi di Internet si sono spinti già oltre i cookies, ora siamo ai ‘fingerprint’. Noi navighiamo e loro sanno con quali software, con quale pc, con schermi di quali dimensioni. Più che rivedere la direttiva dei 2009, bisogna correre veloci verso una normativa nuova che tenga il passo tumultuoso dei big della Rete. E poi servirebbe una Kyoto dei dati. Così come esiste un accordo planetario a protezione dell’ambiente, ne servirebbe uno nel nostro delicatissimo campo d’azione”.