Scoreboard Italia

Al di là della polemica su come realizzare le reti Ngn e su chi poserà i network ottici, si sottovaluta che è sui servizi che si gioca la competitività di un Paese. Intanto l’Italia arranca nel digital scoreboard Ue, e le farebbe bene guardare oltre i confini nazionali

Pubblicato il 22 Mag 2015

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In queste settimane tiene banco la polemica (l’ennesima) su come realizzare le reti Ngn e su chi poserà network ottici future proof. In grado, cioè, di reggere l’enorme massa di dati (trainati dal video) che alimenteranno l’economia e i servizi digitali del futuro prossimo, segnato dalla nuova era dell’Internet delle cose dai miliardi di oggetti connessi e dialoganti fra loro.

L’attenzione sulla posa dei network è benvenuta e sacrosanta. Ma purtroppo il dibattito è influenzato dalla rilevanza degli interessi specifici e da un protagonismo politico che a volte non manca di guardare altrove, piuttosto che alle reti. Col risultato che dopo un gran bailamme di voci (e tweet), le cose rischiano di andare avanti per il loro corso naturale, magari con tre reti in fibra in competizione come abbiamo ipotizzato nello scorso numero di CorCom.

Nel frattempo, si sottovaluta che, per avere un senso, le nuove reti devono avere servizi da trasportare. Ed è proprio sui servizi che si gioca la competitività di un Paese. Non a caso la Commissione Junker ha messo in secondo piano l’enfasi sulla infrastrutturazione broadband caratteristica di Neelie Kroes ed ha acceso i riflettori su 16 “azioni chiave” per riportare l’Europa a quella leadership nell’economia digitale persa dai tempi in cui essa (e l’Italia) primeggiava nella telefonia cellulare.

Non sarà facile, anche se l’Internet delle cose è un terreno ancora abbastanza vergine dall’occupazione degli Ott Usa, i grandi vincitori del momento. Non a caso, il tema della digitalizzazione dell’Europa è immediatamente uscito dai confini meramente tecnici o giuridici, per assumere una valenza geopolitica di primo piano.

Proprio mentre i commissari Ansip e Oettinger annunciavano le 16 azioni, un altro commissario Ue, Margrethe Vestager, ha aperto vari dossier mirando, in particolare, alla posizione dominante dei Gafa (Google, Apple, Facebook, Amazon). Temi come e-commerce, telco, giganti del web, net neutrality, mercato unico digitale, imposizione fiscale sono diventati tasselli di un gioco politico primario.

In Italia ci stiamo accapigliando sulle reti. L’Europa ogni anno licenzia il Digital Agenda Scoreboard, che ci vede indietro in molte delle sue classifiche. Forse, ne andrebbe aggiunta un’altra: quella del guardare a quanto succede oltre i confini nazionali. Anche lì saremmo certamente indietro, ma forse quel dato potrebbe aiutarci a guardare oltre.

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