ACCESSO AL CREDITO

Il prestito viaggia online. E’ disruption social lending

Si afferma in Italia e all’estero l’accesso al credito via Internet. Un algoritmo fa incontrare domanda e offerta e valuta il merito di chi chiede soldi. E le banche? Per ora guadagnano

Pubblicato il 23 Mag 2015

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L’accesso al credito con le banche è sempre più complicato? Ci pensa Internet. Piattaforme digitali altamente sofisticate che grazie ai loro algoritmi valutano il merito di chi chiede denaro in prestito e fanno incontrare chi offre e chi chiede soldi, con sistemi veloci e ritorni interessanti per i prestatori. È il social lending o prestito peer-to-peer, nato sul mercato consumer ma che oggi si sta estendendo, anche se per ora solo all’estero, a quello delle piccole imprese. L’idea di disintermediare gli istituti finanziari nel ricorso al credito è nata nel 2005 in Inghilterra con Zopa, ma è l’americana Lending Club oggi il più grande erogatore di prestiti P2P al mondo (oltre 6 miliardi di dollari erogati sulla sua piattaforma dal 2006 a fine anno scorso) e Stati Uniti e Cina sono i mercati più sviluppati, con ritmi di crescita anche a tre cifre.

“Le banche sono indietro sulla tecnologia e questo le rallenta nei movimenti”, afferma Matt Burton, fondatore di Orchard, piattaforma di trading per prestiti P2P. “Anche nuove propensioni dei consumatori hanno aperto le porte ai nuovi attori online della finanza”.

Grazie a processi automatizzati per le sottoscrizioni, per le piattaforme del P2P approvare un prestito è questione di minuti. La forza innovativa di questi player ha attratto l’interesse a Wall Street di grandi hedge fund, investitori istituzionali e wealth manager che hanno cominciato a comprare molti dei prestiti originati tramite piattaforme di punta come Lending Club e il suo maggiore concorrente negli Usa, Prosper. Oggi quasi il 70% di tutti i prestiti di Lending Club sono comprati da grandi investitori, tanto che l’azienda ha cercato di proporsi non più che come un “peer-to-peer” ma come un “marketplace lending”.

Lending Club si è anche allargato verso i prestiti alle piccole imprese, grazie a due importanti partnership, con Google (Lending Club fornisce la sua piattaforma per erogare prestiti verso i partner di Mountain View) e con la cinese Alibaba (Lending Club fornisce prestiti alle piccole imprese americane clienti di Alibaba.com). Per gli analisti di Btig, Mark Palmer e Giuliano Bologna, “l’approccio del mercato P2P risponde molto bene alle esigenze di numerose applicazioni di business”. “La piattaforma di Lending Club ha il potenziale per rivoluzionare il banking tradizionale nei prossimi 10 anni”, secondo Larry Summers, ex segretario al Tesoro americano e membro del board di Lending Club.

Proposte simili non mancano in Italia, per quanto i nostri player siano più piccoli e il settore sia rivolto esclusivamente sul prestito tra privati: le due società autorizzate da Banca d’Italia sono Smartika e Prestiamoci. “Il fenomeno non riguarda solo i Paesi anglosassoni”, sottolinea il fondatore e chairman di Smartika, Maurizio Sella. “Non facciamo guerra alle banche ma colmiamo uno spazio che hanno lasciato libero come il credito alle famiglie”. I vantaggi sono sia nelle condizioni offerte che nelle tecnologie: la piattaforma hi-tech che fa incontrare domanda e offerta e valuta il rischio è fondamentale per questi siti. “Noi investiamo sempre più nella piattaforma e nel processo di approvazione del credito per poter gestire un numero sempre maggiore di pratiche in modo efficiente e veloce”, rivela Sella. I requisiti stringenti di compliance e le audit cui i nostri player sono sottoposti alzano la barriera di ingresso in Italia e aumentano i costi ma secondo Sella questo si trasformerà in un vantaggio perché creerà fiducia nel sistema.

Diversa la storia di Prestiamoci: nata nell’incubatore Digital Magics è stata da poco acquisita dalla norvegese TrustBuddy, top player del lending P2P in Europa continentale, per 5,3 milioni di euro. “TrustBuddy ha scelto Prestiamoci”, sottolinea Michele Novelli, partner di Digital Magics e managing director di Prestiamoci, “per la piattaforma tecnologica proprietaria, il team e il modello costruito in Italia” – un modello che TrustBuddy vuole replicare in altri Paesi. Grazie all’acquisizione di Prestiamoci, la società norvegese entrerà nel mercato italiano e punterà ad accelerare il proprio sviluppo dei prestiti a lungo termine su Internet, sempre focalizzandosi sul mercato dei privati. “All’estero – dice Novelli – non mancano esempi di banche tradizionali che investono nelle nuove piattaforme di social lending. Siamo strutture che le banche possono proficuamente sfruttare, soprattutto in termini di competenze e piattaforme hi-tech”.

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