“L’Europa ha tutte le carte in regola per tornare leader nel mobile. E come Nokia Networks intendiamo giocare un ruolo da protagonisti e rafforzarci sempre di più”. Punta in alto Markus Borchert, dal primo aprile a capo dell’Europa di Nokia Networks, una delle sette “regions” in cui è stata organizzata la nuova struttura Customer Operations nell’ambito del processo di trasformazione della società.
Dopo 5 anni e mezzo di successi a capo della regione Gretear China – Borchert ha ottenuto il prestigioso riconoscimento “People’s Republic of China Friendiship Award” dal ministero degli Affari esteri cinese (si tratta del più alto riconoscimento assegnato dal governo cinese a esperti non cinesi per il loro contributo al progresso sociale e all’innovazione economica della Cina)- il manager si prepara per una sfida importante, forse la più importante per l’azienda finlandese che dopo la cessione del business dei telefonini a Microsoft è riuscita a rimettere i conti in sesto – nel primo quarter 2015 il fatturato ha registrato un +15% a quota 2,7 miliardi – e mira ora a un new deal.
L’acquisizione di Alcatel-Lucent attraverso un’Opas del valore di 15,6 miliardi (la finalizzazione dell’operazione, previo ok delle autorità regolatorie, è prevista per il 2016) rappresenta un importante tassello della nuova strategia. Bockert non può parlarne approfonditamente – “è prematuro commentare”, dice in occasione dell’incontro presso la redazione del nostro giornale per la sua prima intervista come senior vice president Europa – ma nel suo volto si legge chiara la soddisfazione per il grosso colpo messo a segno dall’azienda. “I business sono complementari e ciò rappresenta un punto di forza – dice a CorCom -. Davanti a noi si aprono prospettive interessanti anche perché entrambe le aziende si configurano come ben posizionate nei rispettivi mercati e come grandi innovatori”.
Borchert, sarà una bella sfida ottenere in Europa i risultati ottenuti in Cina.
In effetti Nokia Networks è first vendor non cinese nel Paese per China Mobile. E collabora con tutti gli altri operatori. La crescita in termini di base station installate e numero di clienti è vertiginosa: la domanda per la banda larga mobile è a un livello altissimo. L’Europa è indietro, ma il potenziale non è da meno, anzi. La diffusione del 4G è ancora allo stadio iniziale, dunque le prospettive sono più che interessanti. E, fra l’altro, l’Europa può tornare a giocare un ruolo da protagonista nel mobile. La Cina sta vivendo con il 4G ciò che l’Europa ha vissuto con il 2G prima e con il 3G poi.
Come?
È necessario sviluppare l’ecosistema, ossia creare le condizioni regolatorie e industriali affinché si possa spingere la copertura, incoraggiare la domanda e far crescere l’arpu degli operatori. Ad oggi in Corea – il paese più avanzato sul 4G – l’arpu è attorno ai 60 euro a fronte dei 21 euro in Europa. È evidente che colmare questo gap è fondamentale.
Cosa ne pensa della nuova strategia per il Digital Single Market svelata dalla Commissione Ue?
Il piano è molto interessante e lo appoggiamo completamente, ma è necessario che si passi rapidamente all’azione nell’implementazione del pacchetto, sul fronte della regolamentazione ma anche, ad esempio, delle politiche per lo spettro radio. Bisogna liberare risorse per spingere gli investimenti in connettività e il mobile rappresenta un asset fondamentale se si vuole accelerare sul raggiungimento degli obiettivi di banda larga fissati al 2020. La verità è che in Europa c’è troppa frammentazione e bisogna rimuovere questo ostacolo. La spinta agli investimenti in connettività deve essere un target chiave, ma per raggiungerlo bisogna che si sciolga anche il nodo della net neutrality.
In che senso?
Se si vogliono davvero raggiungere elevati livelli di connettività allora è indispensabile creare corsie “prioritarie” per alcune tipologie di traffico: ciò consentirebbe di spingere la diffusione di servizi che per loro natura necessitano di traffico garantito in qualsiasi momento. Si pensi ad esempio al settore della sanità, ma anche all’automotive, all’energia: se non si abbattono le inefficienze è impossibile garantire servizi di qualità. E per abbattere le inefficienze bisogna quindi prevedere servizi differenziati.
E Nokia Networks che ruolo può giocare?
Noi continueremo a investire nell’innovazione e quindi a guardare avanti con l’obiettivo di far evolvere le reti di telecomunicazioni. Siamo già impegnati in molti progetti che riguardano il 5G e abbiamo già raggiunto risultati importanti: abbiamo toccato i 10 Gb di velocità di download in un trial recente. Il 5G rappresenta lo standard con il quale l’Europa può tornare protagonista ma bisogna spingere gli investimenti ora. Stiamo inoltre lavorando su molti altri fronti come il Voice over Lte e il Voice over wi-fi: in quest’ultimo caso saremo in pole position con Orange in Svizzera che lancerà il servizio prima dell’estate. E poi c’è tutta l’area del cloud e della security, dove Nokia Networks in posizione privilegiata anche grazie al fatto che siamo un’azienda europea.
Cosa state facendo in questo senso?
Crediamo che l’uso del cloud sia indispensabile per le telco e quindi stiamo spingendo in questa direzione. Ma vero è che per garantire i dati c’è bisogno di una fortissima attenzione alla sicurezza. E questo è uno dei nostri punti di forza: ci siamo mossi molto prima dei nostri competitor al punto da dare vita a una business line dedicata alla security. E a Berlino l’anno scorso abbiamo battezzato il nostro Cybersecurity Center, dove appunto ci occupiamo di seguire i clienti e aiutarli a portare avanti i loro progetti in totale sicurezza.
Nokia Networks crede nell’Italia?
Certo che sì, anzi è uno dei nostri mercati più importanti. Siamo partner di tutte le principali telco e crediamo che il Paese abbia grosse potenzialità di crescita.
“Nokia tornerà regina”. Parola di Borchert
La prima intervista del nuovo capo di Nokia Networks Europa: 5G, cloud e security i pilastri della strategia che mira a riportare l’azienda ai vecchi fasti e a spingere l’innovazione made in Europe
Pubblicato il 27 Mag 2015
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