Media, il digitale non scardina i poteri forti

I media restano fortemente oligopolistici, intrecciati con le élites che detengono l’autorità finanziaria o politica e il loro ruolo di intermediazione è ancora potentissimo. Tenere gli occhi aperti sul potere comunicativo e contrastare le nuove e più pericolose forme di egemonia della politica non è una missione che va abbandonata

Pubblicato il 05 Giu 2015

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L’Italia è la culla del diritto. Mah, forse era meglio che le pandette riposassero altrove piuttosto che in un paese ormai affetto dalla sindrome del “relativismo giuridico”.
Tanti gli esempi possibili, tra questi in tutto il suo splendore anche il caso della par condicio. Norme invocate a gran voce in epoca non tanto lontana contro lo strapotere mediatico di Berlusconi ed oggi silenziosamente abrogate nei fatti. Si dirà: la televisione ormai non è più importante nella formazione del consenso, oggi c’è internet e tante altre diavolerie per informarsi. Sarà, ma i nostri politici alla televisione ci tengono tanto.


La campagna elettorale appena conclusa per le regionali è stato il tripudio dell’occupazione mediatica. Non riuscivi a trovare un canale senza il capo del Governo o Salvini (negli ultimi giorni surrogato da Berlusconi). Tutto in barba alle regole specifiche sulla presenza dei leader politici nel periodo elettorale. E pensare che la legge lo chiama “periodo protetto”, con linguaggio che induce a pensare a ben altre situazioni. In ogni caso, in questi giorni di rapporto con l’informazione politica non “protetto”, un dato è emerso in tutta la sua consistenza, le regole della legge n. 28 del 2000 e le sanzioni dalla stessa previste sono restate lettera morta. Quanto accaduto non è solo questione di principio (la legge finché c’è va applicata).
È solo un’illusione pensare che l’epoca del conflitto di interessi sia ormai superata e quei problemi che hanno giustificato la nascita della par condicio non esistono più. I media sono sempre indotti alla vicinanza con il potere. Essi hanno un istinto alla concentrazione e alla legittimazione delle classi dirigenti. Cosicché tutti i media, compreso Internet, si trovano proprio al centro di una contraddizione: da una parte essi producono “senso comune” al servizio della legittimazione delle elites e dello status quo, dall’altra, trascinate dalla costante irrequietezza del pubblico, ne assecondano attraverso il “buon senso” l’alterazione dell’equilibrio.


Non è quindi vero che la tecnologia digitale abbia disarticolato le gerarchia di potere e la sua concentrazione. I media restano fortemente oligopolistici, intrecciati con le elites che detengono l’autorità finanziaria o politica e il loro ruolo di intermediazione è ancora potentissimo. Tenere gli occhi aperti sul potere comunicativo e contrastare le nuove e più pericolose forme di egemonia della politica non è una missione che va abbandonata. Ora, la legge sulla par condicio non sarà perfetta, ma per il momento è uno dei pochi strumenti utilizzabili.

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