Tim Cook si scaglia contro le aziende rivali della Silicon Valley in merito alla gestione delle informazioni personali degli utenti: “Attenzione, divorano i vostri dati”, ha ammonito il numero uno di Apple.
Il Ceo di Apple ha ricevuto ieri un premio per la “corporate leadership” durante l’evento Epic (Electronic Privacy Information Center) Champions of Freedom a Washington. Cook non era presente a ritirare il premio, ma ha mandato un video-messaggio con un discorso tutto incentrato sui temi della privacy dei clienti, la sicurezza delle comunicazioni digitali e il diritto all’utilizzo di strumenti di encryption. “Come molti di voi, anche noi di Apple rifiutiamo l’idea che i nostri clienti debbano scendere a patti quando si tratta di privacy e sicurezza”, ha dichiarato Cook. “Noi possiamo e dobbiamo fornire entrambe in egual misura. Le persone hanno un diritto fondamentale alla privacy”.
Immediata la replica di Google: “Google Foto non utilizzerà immagini o video caricati sulla sua piattaforma per fini commerciali o promozionali di alcun tipo a meno che non venga richiesto esplicitamente il consenso agli utenti”. A due giorni dal lancio di Account Personale, “questo vale anche per il nuovo Photo”, chiarisce Big G. E per quanto riguarda la monetizzazione di Foto: “La nostra priorità”, ha fatto sapere Mountain View, “come avviene con la maggior parte dei prodotti che Google realizza, è offrire alle persone il servizio giusto. Non abbiamo piani di monetizzazione in questo momento”.
Cook ha ripreso temi già affrontati nel discorso pronunciato a inizio anno al Summit on Cybersecurity di Stanford voluto dal presidente Barack Obama – un evento disertato da alcuni grandi della Silicon Valley come il Ceo di Facebook Mark Zuckerberg, la numero uno di Yahoo Marissa Mayer e Larry Page ed Eric Schmidt di Google.
E proprio contro queste aziende (anche se non esplicitamente) si è scagliato Cook: “Mi sto rivolgendo a voi che venite dalla Silicon Valley, dove alcune delle società più importanti e di successo hanno costruito il loro business cullando i clienti con false rassicurazioni sulle informazioni personali. Stanno inglobando tutto quello che sanno su di voi per cercare di monetizzare. Riteniamo che sia sbagliato, Apple non vuole essere una società di questo genere”. Un attacco che, pur senza fare nomi, prende di mira chiaramente Facebook e Google, che fondano il loro guadagno e il loro successo sulla pubblicità mirata agli utenti basata sui dati personali raccolti. Cook ha tenuto invece a sottolineare, anche per chiarire punti a volte criticati di prodotti della Mela come Apple Pay, che Apple “non vuole i vostri dati”.
“Noi non pensiamo che dobbiate mai dare via i vostri dati personali per servizi che dicono di essere gratuiti ma che in realtà ottenete ad alto prezzo”, ha continuato Cook. “Questo è particolarmente vero quando queste aziende conservano dati sensibili come quelli medici, finanziari o prelevati dalle nostre case o dai nostri device”.
“Noi pensiamo che i consumatori debbano avere il controllo sulle loro informazioni”, ha detto ancora Cook. “Potrebbero piacervi in quanto servizi gratuiti, perché così si definiscono, ma non pensate al fatto che scavano nei dati della vostra e-mail, della cronologia delle vostre ricerche e adesso persino delle vostre foto personali e li vendono per sa Dio quali scopi pubblicitari. Un giorno o l’altro i clienti li vedranno per quello che sono realmente”. Cook ha lancia così una precisa frecciata al servizio Google Photo appena presentato alla conferenza degli sviluppatori di Big G: l’applicazione permette di archiviare gratuitamente in cloud fotografie e video senza limiti di spazio ma per Cook si tratta dell’ennesima minaccia sul fronte della privacy.
Ma il numero uno di Apple ha toccato anche altri temi. In particolare, ha dedicato un ampio capitolo del suo discorso all’importanza dell’encryption, dando voce a tutte le aziende che vogliono, con i sistemi di cifratura, proteggere le comunicazioni dei loro utenti dalle intercettazioni delle autorità governative. Perciò Cook ha puntato il dito contro i legislatori americani che vorrebbero costringere Apple a cedere la cosiddetta ‘master key’ per permettere al governo l’accesso ai device dei suoi clienti. “Pensiamo che sia molto pericoloso. Offriamo da anni strumenti di cifratura nei nostri prodotti e abbiamo intenzione di proseguire su questa strada. Pensiamo sia una funzionalità cruciale per i nostri clienti che vogliono mettere i loro dati al sicuro. Per anni abbiamo offerto servizi di encryption come iMessage e FaceTime perché crediamo che i contenuti dei vostri Sms e delle vostre video chat siano solo affari vostri”.
Per il dipartimento americano di Homeland Security la cosiddetta “encryption pervasiva” lavora a favore del terrorismo, un argomento che Cook e altri top manager dell’hitech definiscono “ridicolo”. “Se si mette sotto lo zerbino una chiave per il poliziotto anche il ladro la può trovare”, ha sottolineato Cook. “I criminali usano ogni tecnologia possibile per entrare nei profili delle persone. Se sapranno che c’è la master key da qualche parte, la loro prossima missione sarà trovarla”. “Abbiamo un profondo rispetto per i legislatori e collaboriamo con loro in molti ambiti, ma su questo punto non siamo d’accordo”, ha concluso Cook. “Indebolire la cifratura danneggia chi la sta usando per le giuste ragioni”.