INTERCETTAZIONI

Freedom Act, il dibattito negli Usa su etica e sicurezza

Emerge la divisione tra i falchi e coloro che sono decollati dalle posizioni dei difensori dei diritti civili, come lo stesso presidente Obama, per atterrare su una posizione di controllo dei poteri della Nsa

Pubblicato il 03 Giu 2015

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Le rivelazioni di Snowden hanno chiarito che la National Security Agency (Nsa) stava raccogliendo i dati e le informazioni di decine di milioni di cittadini americani, anche attraverso internet ed in particolare i social network e i giganti dell’accesso alla rete.

Dopo la sentenza della Corte d’Appello di New York, il cui giudice Gerald Lynch ha accolto il ricorso dell’associazione del diritti civili Aclu, la raccolta dei big data dalle intercettazioni delle comunicazioni da parte della National Security Agency (in base all’articolo 215 del Patriot Act) è stata giudicata illegale (7 maggio 2015). La Nsa è stata accusata anche di aver creato, con le disponibilità dei propri fondi scarsamente controllati, una divisione chiamata Tao (Tailored Access Operations) che, dalla sua sede di San Antonio nel Texas, svolge funzioni aggressive di hackeraggio per raggiungere dati inaccessibili presso le grandi aziende Ict. Ne è derivata una situazione di vuoto legislativo durata pochi giorni. Nel frattempo, infatti, è passato, dopo la Camera dei Rappresentanti anche al Senato, il Freedom Act.

Il senatore Rand Paul, repubblicano di fede libertaria, sta sviluppando la sua battaglia contro gli eccessivi poteri delle agenzie federali (Nsa e Cia) e mette, audacemente, questo tema al centro della sua campagna per le primarie dei repubblicani. A metà maggio, con il sostegno di altri senatori repubblicani, Paul ha impedito il rinnovo di norme del Patriot Act, che autorizzavano la Nsa a proseguire il programma di controlli massivi dei telefoni.

Mentre convergevano le posizioni dei democratici e dei repubblicani su quella del governo, ossia sul Freedom Act come punto di mediazione tra falchi e colombe, la piccola truppa di repubblicani libertari ha ingaggiato la battaglia anche contro il Freedom Act, da posizioni più garantiste, in un gioco che ha finito con accelerare l’approvazione della legge al Senato. Questo ostruzionismo ha, quindi, agevolato l’approvazione del Freedom Act, voluto dalla presidenza Obama, con il quale vengono limitate le attività di spionaggio della Nsa, rendendo l’Agenzia più “accountable”.

In particolare, con il Freedom Act, lo storage delle registrazioni risiederà presso le compagnie telefoniche e Nsa potrà accedere solo su richiesta motivata di accesso e dietro autorizzazione di un tribunale federale. A tale scopo, la Corte speciale per le autorizzazioni relative alle intercettazioni (Fisc) sarà affiancata da esperti di tutela della privacy. Infine, la raccolta massiva di dati, non riferiti ad uno specifico numero o nome dell’utente, sarà proibita. La Nsa viene in questo modo maggiormente controllata sulle procedure e sulle modalità di acquisizione delle informazioni sui cittadini.

Emerge, come si vede dal dibattito politico negli Usa, un esplicito contrasto di opinioni che ruota intorno al tema del trade-off tra etica ed efficacia della tutela della sicurezza. Tra i falchi e coloro che sono decollati dalle posizioni dei difensori dei diritti civili, come lo stesso presidente Obama, per atterrare su una posizione di controllo dei poteri della Nsa.

Senza volerne anticipare i temi, questa tensione etica-sicurezza è al centro del Convegno che si terrà in Vaticano il 9 giugno, promosso da Business-e, società del Gruppo Itway. Un appuntamento dove si confrontano le posizioni degli esperti del settore della sicurezza e quelle di coloro che hanno l’etica e la responsabilità come valori di riferimento per la comunicazione sociale.

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