INTERNET E IMPRESE

Google rilancia sul made in Italy: altri 132 digital evangelist per le Pmi

A un anno dal lancio del progetto “Eccellenze in digitale” BigG e Camere di commercio accelerano. Giorgia Abeltino: “Accordo con il ministero del Lavoro sul training per gli iscritti a garanzia giovani: 3mila stage nelle aziende”

Pubblicato il 04 Giu 2015

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Dalla tappezzeria sartoriale alla pasta, dalla carta ai coltelli, dalla gioielleria alle calzature. Il Made in Italy si affaccia sul web, e le aziende, anche quelle di piccole e medie dimensioni, iniziano a vincere le ritrosie e ad accogliere i giovani digital evangelist che li aiutano a muoversi tra siti web e social network. Non soltanto con l’obiettivo di vendere online, ma anche di far conoscere in tutto il mondo la qualità dei propri prodotti. Dopo il primo anno di attività è tempo di bilanci per “Made in Italy – eccellenze in digitale”, l’iniziativa che vede insieme Google e le Camere di commercio per sensibilizzare alle nove tecnologie e al mondo del web la rete di piccole e medie imprese in Italia.

“E’ vero, è un momento di bilancio ma anche di rilancio – afferma Giorgia Abeltino (nella foto), responsabile delle relazioni istituzionali e degli affari regolamentari di Google in Italia – Il progetto è nato circa un anno fa, e oggi possiamo raccontare i risultati, e dimostrare quale impatto può avere l’economia digitale sul comparto manifatturiero e sull’occupazione giovanile”.

“Contiamo su una piattaforma online che oggi conta 167 prodotti dell’artigianato e dell’agroalimentare italiano – ha continuato Abeltino durante durante l’evento organizzato per illustrare i risultati dell’iniziativa a Roma, alla Terrazza Caffarelli, con la partecipazione del Chief digital evangelist di Google, Vint Cerf, considerato uno dei padri del protocollo IP, e di Antonello Giacomelli, sottosegretario alle comunicazioni – e oggi ne lanciamo altri otto. Il nostro obiettivo è quello di fa comprendere l’importanza del digitale per le aziende, e per riuscirci il mezzo è mandare i giovani, evangelizzatori digitali per eccellenza, e portarli nelle aziende”.

“I primi 104 digital evangelist hanno completato il loro semestre con ottimi risultati – prosegue Abeltino – una buona parte ha trovato lavoro, alcuni proprio nell’azienda a cui erano stati assegnati, e ora è il momento di rilanciare: sta per partire l’esperienza di un secondo gruppo di 132 giovani, che rimarranno nelle aziende per nove mesi. Inoltre abbiamo chiuso una partnership con il ministero del Lavoro per fornire training digitali agli iscritti a garanzia giovani, fornendo tirocini presso le aziende a tremila ragazzi. Perché la digitalizzazione non è solo infrastrutturale, ma una questione culturale.

A confermare l’esistenza di una barriera culturale è Domenico Mauriello, responsabile del centro studi di Unioncamere “La mission di questi ragazzi – sottolinea – è proprio abbattere questa barriera. Internet non è lo strumento per vendere il prodotto, ma per far conoscere la propria azienda in tutto il mondo. Assistiamo a un profondo cambiamento del modo di consumare e di acquistare, un’esperienza che parte da Internet e finisce nel negozio tradizionale o viceversa. Il risultato è che Internet non distrugge, ma potenzia la vecchia economia. Essere presenti su Internet serve per l’export: chi c’è vende il doppio. I primi

100 borsisti in 52 camere di commercio hanno assicurato la loro presenza attiva per oltre 20mila imprese, di cui più di mille seguite dirittamente”.

“Questa iniziativa – conclude Mauriello – è un investimento sui giovani che è ritornato ai giovani, una best practice nel campo delle politiche attive del lavoro. Se i ragazzi vanno nelle aziende suscitano un fabbisogno che le aziende devono poi soddisfare. E nei distretti vale il passaparola: la prima impresa che ha avuto il servizio ha sparso la voce. Dei venti ragazzi della prima ondata dopo un mese i tre quarti avevano un lavoro, e due avevano aperto una startup innovativa”.

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