Di telemedicina, delle opportunità da essa offerte, e delle necessità che spingono alla sua implementazione, ne parlo ormai costantemente nei miei articoli o nei convegni in cui vengo invitato a partecipare. E con me la totalità di addetti ai lavori e stakeholders.
Sappiamo che la Commissione Europea ha definito la Telemedicina come “l’erogazione di servizi sanitari, attraverso l’uso dell’ICT, in situazioni dove gli operatori sanitari e il paziente (o due operatori sanitari) non sono nella stessa località. Ciò implica la trasmissione sicura dei dati e informazioni mediche attraverso testi, suoni, immagini o altre forme necessarie per la prevenzione, diagnosi, cura e follow-up dei pazienti”.
Per la telemedicina, il 30 gennaio 2014 è una data importante, in quanto le linee di indirizzo nazionali per la Telemedicina emesse dal Ministero della Salute vengono approvate in conferenza Stato e Regioni e diventano un riferimento unitario per tutti gli operatori pubblici e privati che, per la domanda o per l’offerta, operano in tale contesto. Come recita il testo, “le presenti linee di indirizzo rappresentano il riferimento unitario nazionale per la implementazione di servizi di Telemedicina. Esse individuano gli elementi necessari per una coerente progettazione e impiego di tali sistemi nell’ambito del SSN con l’obiettivo di fornire un modello di governance condivisa delle inerenti iniziative; conseguire una armonizzazione degli indirizzi e dei modelli di applicazione della Telemedicina, quale presupposto alla interoperabilità dei servizi e come requisito per il passaggio da una logica sperimentale a una logica strutturata di utilizzo diffuso dei servizi”. Grazie a tale indirizzo, la Regioni potranno uniformare i loro modelli e garantire un approccio omogeneo e cooperante su tutto il territorio nazionale.
Eppure sono ancora tante le criticità da superare per “passare dal dire al fare”.
Ecco perché segnalo ed enfatizzo che è stata recentemente nominata la commissione “di governo” delle linee di indirizzo della Telemedicina Italiana. Questa commissione era attesa da tempo per il ruolo chiave che riveste proprio nella promozione e diffusione di una Telemedicina Nazionale che esca dal “piccolo cabotaggio” in cui troppo spesso si è mossa la sanità elettronica italiana. La sanità in Italia è una competenza che assorbe la maggior parte del bilancio delle Regioni ma il Ministero della Salute svolge una importantissima funzione di controllo e coordinamento e nella Telemedicina un progetto coordinato centralmente ha una importanza rilevante, così come avviene per altri sistemi territoriali, il 118, la Medicina Generale, solo per fare alcuni esempi.
Quali sono le competenze ed i ruoli di questa commissione definita come “Commissione tecnica paritetica”? Lo dice proprio l’intesa tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sul documento recante “Telemedicina – Linee di indirizzo nazionali”: “la commissione è formata da sei componenti, di cui tre designati dal Ministero della Salute e tre dalle regioni e province autonome, con il compito di monitorare eventuali profili critici connessi ad aspetti normativi e regolamentari conseguenti all’introduzione della Telemedicina, inclusi quelli attinenti alla tutela della riservatezza e alla responsabilità professionale, e di formulare proposte, anche di tipo normativo, al Ministero della Salute. Le regioni e le province autonome si impegnano a comunicare alla commissione gli eventuali profili critici di cui al comma l secondo modalità che verranno indicate dalla commissione medesima all’esito della prima riunione. La commissione trasmette annualmente al Ministero della Salute e alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome una relazione sui menzionati profili critici eventualmente emersi nell’applicazione delle Linee di indirizzo.”
Si tratta quindi di una commissione di esperti, i tre nominati dal Ministero della Salute sono il dott. Sergio Pillon, il dott. Nunzio Avino ed il dott. Francesco Malci, mentre i delegati delle Regioni sono il dott. Paride Lambertini, la dottoressa Loredana Luzi ed dott. Giampaolo Stopazzolo. Questo gruppo di esperti si trova davanti ad un compito non facile: il primo di tutti è quello rivedere dopo un primo anno dall’approvazione se e quali sono state le azione che le regioni hanno messo in atto. Poi rivedere i modelli, che spesso sono stati proposti direttamente dalle singole Aziende Sanitarie, alla luce degli indirizzi proposti. Alcuni temi chiave delle linee oggetto dell’intesa sono, solo per citare i principali, l’accreditamento e l’autorizzazione, il controllo di qualità dei servizi, l’inserimento della Telemedicina nei Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA). Da tutto questo discende quasi automaticamente la rimborsabilità dei servizi di telemedicina, condizione essenziale per l’apertura di un mercato competitivo di servizi sanitari erogati con modalità più vicine alle esigenze dei pazienti fragili, riducendo inefficienze e aumentando efficacia ed appropriatezza, a tutto vantaggio del Sistema Sanitario Nazionale e dei cittadini.
Un altro tema chiave è quello della formazione specifica delle professioni sanitarie, cavallo di troia dell’innovazione ma anche strumento indispensabile per garantire sicurezza, qualità dei servizi e difesa della privacy. Dunque un approccio rovesciato: i temi principali sono qualità, efficacia ed efficienza, sicurezza , privacy e rimborsabilità ma gli strumenti principali sono l’autorizzazione, l’accreditamento, i PDTA e la formazione specifica degli operatori, oltre alla definizione ed al riuso dei modelli virtuosi e di successo. Buon lavoro alla neonata Commissione.