Sassano: “L’Italia si dia una strategia sui 700 Mhz”

Il tema frequenze fra le priorità della Commissione Ue. “La banda prima o poi va liberata. Ma serve una roadmap dettagliata sullo switch off per evitare la procedura di infrazione a causa delle interferenze”

Pubblicato il 09 Giu 2015

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Settecento Mhz e Banda L: sono queste le due “preziose” risorse sui cui si è acceso il faro della Commissione Ue. Nel presentare il piano per il Mercato Unico Digitale la Commissione ha aperto all’uso armonizzato della Banda L (1452-1952 Mhz) per migliorare la capacità di downlink della banda larga mobile. E riguardo all’armonizzazione dell’uso dei 700 Mhz la gara tedesca (in corso nel momento in cui si scrive, ndr) e il documento di consultazione francese che servirà a mettere a punto le regole per la gara da portare a compimento entro fine anno, sono destinati a fare inevitabilmente scuola in Europa. Da noi l’Agcom ha appena approvato il regolamento che fa da base alla gara per la Banda L: la palla passa ora al ministero dello Sviluppo economico che potrebbe mettere l’asta in agenda il prossimo ottobre. Una partita che per lo Stato vale – stando alle stime – attorno ai 600-650 milioni di euro. Ma la vera sfida si giocherà sul campo dei 700 Mhz: “Prima o poi la banda dovranno liberarla tutti, l’Italia ha una situazione più complicata degli altri e deve rapidamente darsi una strategia flessibile, con l’orizzonte del 2020 ma pronta ad anticipare se i suoi vicini faranno altrettanto”, spiega a CorCom Antonio Sassano, fra i massimi esperti di frequenze in Italia.

Sassano qual è la posizione europea sullo spettro destinato alla banda larga?

L’Europa si è data l’obiettivo di destinare 1200 MHz di spettro alla banda larga mobile. Di questi fanno parte la banda 800 MHz liberata nel 2012, la banda L e quella 700MHz che saranno oggetto delle decisioni della Conferenza Mondiale WRC15 in programma a Ginevra nel novembre prossimo. Si tratta di un appuntamento molto importante perché la precedente edizione della conferenza mondiale, quella del 2012, aveva deciso che alla conclusione della WRC15 le frequenze della banda 700 Mhz sarebbero state coprimarie (con lo stesso diritto d’uso, deciso su base nazionale, per “broadcaster” e operatori mobili). Nel 2012 si stabilì anche che le regole di coordinamento fra i vari Paesi sarebbero state definite nel triennio 2012-2015 e approvate alla WRC15. L’Italia, che per l’alto numero di “vicini” radioelettrici (Francia, ex-Jugoslavia, Nord-Africa) avrebbe dovuto essere fra i Paesi più interessati a definire nel modo migliore le regole di coordinamento, ha avuto invece, paradossalmente, un ruolo marginale nella fase preparatoria, non partecipando ai gruppi di lavoro costituiti ad hoc. Le regole, molto severe, sono dunque state decise da vicini che hanno tutto l’interesse ad anticipare la transizione (Francia e Nord-Africa). Questo avrà effetti significativi sulla definizione della nostra roadmap. Che dobbiamo definire in fretta.

Perché muoversi per tempo? Quali sono i rischi a cui l’Italia può andare incontro?

La Germania e la Francia, seguendo le indicazioni dell’Europa e in anticipo rispetto alle decisioni della WRC15, hanno deciso di passare subito all’azione mettendo all’asta sia la banda 700 Mhz che la Banda L. La Germania, in particolare, ha deciso di approfittare del passaggio tecnologico della Tv digitale dallo standard DVBT al DVBT2. Questa evoluzione, che si gioverà del nuovo standard di compressione HEVC, farà aumentare la capacità dei multiplex di 2.5 volte ed è stata pianificata a partire dalla primavera 2016 per concludersi nel 2017. Dopodiché nel 2018 (come da bando di gara) la banda 700 Mhz potrà essere liberata in tutto il Paese. In Germania però il partito degli scettici sostiene che fino al 2019 non sarà possibile fare lo “switch”, per mancanza di ricevitori compatibili con lo standard HEVC. Gli scettici italiani spostano questa data al 2022. Se, invece, avessero ragione gli “ottimisti” tedeschi e il passaggio avvenisse nel 2018 come da copione, ecco che l’Italia troverebbe indietro di quattro anni. E se tutti i Paesi con noi confinanti o adiacenti geograficamente (come quelli della ex Jugoslavia e del nord Africa) fossero passati nel frattempo all’azione, ecco allora che avremmo enormi difficoltà a rispettare i vincoli stringenti che la Conferenza Mondiale WRC15 di Ginevra si appresta ad approvare e rischieremmo la procedura di infrazione poiché sarebbero inevitabili le interferenze sulle frequenze dei “vicini”.

Ma non sarebbe meglio trasferire tutti i programmi televisivi sulla banda larga fissa e liberare tutte le frequenze per la banda larga mobile?

Si tratta di un’ipotesi per il futuro. Anche il recente rapporto della Commissione Lamy, che ha tracciato una possibile roadmap per la liberazione della banda UHF attualmente utilizzata dale tv, prevede questo “switch-over” per il 2025-2030. La rete a banda larga fissa non è attualmente efficiente per le trasmissioni “live” che offrono a decine milioni di utenti lo stesso contenuto nello stesso momento. Solo quando la banda ultralarga sarà completamente sviluppata, ossia nel 2025-2030 stando ai Piani del Governo e alla roadmap Lamy, sarà possibile trasferire tutto sulla banda larga fissa. Per questa ragione serve una transizione ordinata e per gradi. La Germania ha istituito un gruppo nazionale di pianificazione, L’UHF AG che comprende rappresentanti di lander, “broadcaster” e altri “stakeholder” per seguire e coordinare il processo di transizione. Dovremmo fare altrettanto.

E riguardo specificamente alla Banda L?

La banda L verrà destinata ai servizi IMT (banda larga wireless) dalla Conferenza WRC15 di novembre, favorendo così l’armonizzazione mondiale. La posizione europea è stata definita dalla Cept che, nel novembre scorso, ha prodotto un documento tecnico che regola l’uso della suddetta banda per le tecnologie IMT in modalità “Supplemental Dowlink”. La Banda L verrà dunque usata solo per le trasmissioni dalle stazioni radiobase al telefono mobile dell’utente con l’obiettivo di potenziare la sola capacità di downlink e di migliorare la qualità dei contenuti, si pensi ad esempio alla fruizione di video. I 40 MHz della banda L cosentono un grande potenziamento della capacità delle reti Lte. In Germania verranno messi all’asta a blocchi di 5MHz per consentire ai tre partecipanti alla gara di definire con la massima flessibilità gli obiettivi delle proprie offerte.

In Italia chi detiene al momento le frequenze dellaBanda L?

Erano state pianificate nel 2002 e assegnate alla radiofonia digitale Dab per integrare le frequenze della banda Vhf. In realtà, i “broadcaster” radiofonici italiani non le hanno mai utilizzate a causa dell’alto numero di trasmettitori necessari per coprire il territorio e dei conseguenti alti costi di realizzazione delle reti. In Banda L non basta un solo trasmettitore per coprire una città come Roma come in Vhf, ma centinaia di torri sparse in tutta la città. Quindi sono frequenze totalmente libere e pronte all’uso.

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